Non resta che tornare alla cara vecchia lira

Ecco perché è arrivato il momento di riconsiderare la nostra adesione alla moneta unica. Toh, adesso tutti dicono che è colpa dell’euro / C. Borghi

Non resta che tornare alla cara vecchia lira

Se è corretto che l’avvento del governo Monti in Italia e del governo Papademos in Grecia corrisponde a un colpo di stato finanziario imposto dalla Banca Centrale Europea (Bce), dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e dalla Commissione Europea sottomessa al direttorio di Francia e Germania che sono i principali Paesi creditori dell’Italia e della Grecia; se è corretto che l’economia italiana è fondamentalmente sana e che l’Italia, al pari del resto del mondo, sta pagando le conseguenze del crimine perpetrato dai poteri finanziari forti che hanno immesso sul mercato un ammontare di prodotti derivati pari a 700.000 miliardi di dollari, denaro virtuale che non ha riscontro con i beni prodotti, contro un Pil mondiale di 60.000 miliardi di dollari che corrisponde al valore della ricchezza reale dell’insieme degli Stati del mondo; se è corretto che nel 2000, prima dell’adesione all’euro, gli italiani stavano meglio di quanto non stiano oggi mettendo a confronto i dati concernenti il reddito pro-capite a prezzi costanti, l’occupazione reale, le esportazioni delle nostre imprese e la bilancia dei pagamenti; se tutto ciò è corretto allora è arrivato il momento di valutare seriamente e prendere successivamente e rapidamente la decisione di riscattare la nostra sovranità monetaria, che significa tornare a battere moneta in Italia uscendo dall’euro, come presupposto inevitabile per salvaguardare la nostra sovranità nazionale, affinché non ci si ritrovi sempre più succubi di un’Europa centralistica e autoritaria egemonizzata dalla Germania e sempre più in balia dei poteri finanziari forti che ci schiavizzeranno riducendoci, al pari dei cinesi capital-comunisti, in semplici produttori di materialità per far crescere illimitatamente il Pil, la cui ricompensa corrisponderà alla possibilità di consumare il più possibile, scardinando la nostra civiltà laica e liberale dalle radici giudaico-cristiane svuotandola di qualsiasi presenza di spiritualità, valori non negoziabili, identità comunitaria e nazionale, certezza delle regole e democrazia sostanziale.

Nel suo discorso alla Camera prima di ottenere un consenso plebiscitario, Monti ha sdegnosamente rifiutato qualsiasi allusione alla sua appartenenza ai poteri finanziari forti, considerandola offensiva, ha escluso qualsiasi conflitto d’interessi. Sulla dinamica che ha portato all’avvento del governo Monti abbiamo già ampiamente trattato sul Giornale e ribadisco la mia condanna assoluta perché si tratta di una flagrante violazione della nostra democrazia sostanziale. Monti ci dica soltanto se è vero o meno che è stato consigliere della Goldman Sachs, la più importante banca d’affari al mondo, presidente europeo della Commissione Trilaterale e socio del Gruppo Bilderberg, che annoverano al loro interno i più potenti finanzieri, imprenditori e politici del mondo.

Sulla prospettiva della crescente sottomissione dell’Italia ad un’Europa egemonizzata dal direttorio franco-tedesco, consideriamo che del nostro debito estero, pari a 1.040 miliardi di euro, la Francia detiene 378 miliardi di euro (36%) mentre la Germania detiene 140 miliardi di euro (13%). Così come per la Grecia che ha un debito estero di 175 miliardi di euro, la Francia detiene 55 miliardi di euro (31%) mentre la Germania detiene 33 miliardi di euro (19%). I colpi di stato finanziari messi a segno prima in Grecia e poi in Italia corrispondono alle decisioni assunte da Sarkozy e dalla Merkel, d’intesa con i centri finanziari internazionali, per garantire i loro interessi nazionali. Se vogliamo avere un riscontro circa l’atteggiamento aggressivo, al limite dell’intimidatorio, dei due leader citiamo quanto hanno detto recentemente la Merkel: «Se cade l’euro cade l’Europa», e Sarkozy: «Lasciare distruggere l’euro è prendersi il rischio di distruggere l’Europa. Coloro che vogliono distruggere l’euro si assumeranno la responsabilità di riaccendere i conflitti nel nostro continente».

Noi singoli cittadini italiani prendiamo atto che il nostro tenore di vita è decisamente peggiorato dopo l’addio alla lira. Dobbiamo prendere atto che l’euro è l’unica moneta al mondo che impedisce agli Stati che lo adottano di poter ottenere il prestito dalle rispettive banche nazionali e sono costretti ad offrire i loro titoli sul mercato, esponendosi al rischio di intercettare i prodotti derivati, il cancro della finanzia internazionale. La speculazione sui titoli azionari e sullo spread finisce per far cadere i governi nazionali. Al contrario gli inglesi, i danesi e gli svedesi, che non aderiscono all’euro, se ne fregano dello spread, quando hanno bisogno di soldi vanno dalle rispettive banche centrali e si fanno stampare moneta.

Ecco perché è arrivato il momento di riconsiderare la nostra adesione all’euro e al ripristino della nostra sovranità monetaria, anche attraverso la rinazionalizzazione della Banca d’Italia e attribuendo direttamente al Tesoro l’emissione della moneta così come è avvenuto in passato.

È ora che decidiamo se vogliamo diventare schiavi di questa Europa dell’euro, autocratica, materialistica, consumistica e relativista, o se scegliamo di affrancarci finanziariamente, riscattare la nostra sovranità nazionale e rinascere come civiltà con un’anima che mette al centro la persona non la moneta, persegue il bene comune non il profitto costi quel che costi.

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