Paolo Ribolzi
Varese - «Sono decisa ad andare fino in fondo e se sarà necessario spenderò la mia vita pur di sapere perché me l'hanno ucciso». È determinata Flavia Cassetta. Il 26 dicembre del 2000 suo figlio, Doriano Molla, è stato trovato morto in un bosco di Cavaria con Premezzo nel varesotto. Il caso, dopo otto mesi, è stato ufficialmente archiviato come suicidio. Una tesi che però non l'ha mai convinta.
Perché pensa che Doriano sia stato ucciso?
«Non ho mai creduto che mio figlio possa essersi tolto la vita. Mai. Anche quando hanno tentato di convincermi che era andata così io ho sempre pensato che quella non era e non poteva essere la verità».
Per quale motivo?
«Mio figlio era felice non aveva problemi. Era un ragazzo introverso, ma con me si confidava e molto. Oltre che una madre ero un'amica per lui. Mi raccontava dei suoi progetti, della sua vita sentimentale, dei suoi sogni e della sua esistenza spezzata purtroppo a soli 26 anni».
Nessun dubbio?
«No. Non ne ho avuti allora e non ne ho nemmeno oggi. Del resto anche la perizia legale ha spiegato che si trattava di una morte atipica».
Cioè?
«Le modalità. Il corpo quasi toccava terra. E poi il cavo con cui si sarebbe impiccato non avevo alcun nodo».
Sono anche spariti dei soldi dal suo portafoglio?
«Sì. A casa aveva 600mila lire a cui vanno aggiunte le duecento che i nonni gli avevano regalato proprio quel giorno. Non è più stato trovato nulla».
E quando ha saputo che l'inchiesta era stata chiusa?
«Sono rimasta delusa. Ma non mi sono data per vinta»
Che cosa ha fatto?
«Ho iniziato a indagare da sola».
Da dove è partita?
«Dai ragazzi che frequentava».
Che cos’altro ha fatto?
«Andavo dove sapevo di poterli trovare. Fingevo di essere lì per caso. Volevo sapere».
E loro che le dicevano?
«Che si trattava di suicidio. Ma io non ci ho mai creduto»
Se suo figlio è stato ucciso chi può essere stato?
«Io ho dei sospetti precisi. Ma i sospetti non bastano. Occorrono anche le prove. Che al momento non ho. Quindi preferisco tacere»
Doriano era entrato in contatto con gli appartenenti a qualche setta?
«Che io sappia no. So che conosceva Andrea Bontade un ragazzo che era stato anche a casa nostra e che è poi morto a soli 20 anni in un misterioso incidente stradale».
Bontade faceva parte delle «Bestie di Satana». Anche suo figlio potrebbe essere entrato in contatto con loro.
«Ripeto. Io non ho prove al proposito».
Però nella morte di suo figlio ricorre per tre volte il numero 6 che nella simbologia demoniaca ha un significato importante...
«Sì. Tre volte. Il 6 lo si trova nel giorno della sua nascita, in quello della sua morte e nei suoi anni che aveva compiuto da poco e che erano appunto 26».
A casa non ha mai trovato simboli riconducibili a qualche setta satanica?
«No. Sapevo che ascoltava la musica rock. Quella forte. E anche Marilyn Manson».
Non si è mai insospettita?
«Come potevo? Per me era solo musica»
Ora l'inchiesta è stata riaperta...
«Per fortuna.
Come ricorda suo figlio?
«Per me era davvero speciale. Mia madre diceva che eravamo due corpi con una sola anima».
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