Non siamo più il Paese della «dolce vita» Adesso per gli inglesi Italia vuol dire noir

La narrativa noir italiana arriva in Inghilterra e fa trend, riconosciuta per la sua vitalità postmodernista, la prosa serrata, le trame contorte e le coincidenze bizzarre, non più legate soltanto al trito e abusato cliché della Mafia. «L’Italia che emerge in questa crime fiction è parte di un mondo globalizzato in cui fama, bellezza, danaro e l’attenzione dei media sono ciò che lusinga la gente a truffare e ammazzare». Così il Times Literary Supplement nella recensione dell’edizione inglese di Crimini. Italian Crime Fiction, un’antologia di racconti curata da Giancarlo De Cataldo (Londra, Bitter Lemon Press, pagg. 320).
Presentata in questi giorni all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, è una raccolta di storie di Camilleri, Ammaniti, Carlotto, Lucarelli, De Silva, Fois, Dazieri, Faletti. «Hanno successo - spiega François von Hurter, il fondatore della casa editrice - perché raccontano le inquietudini di un Paese moderno, con un immaginario diverso dallo stereotipo. Ultimamente l’interesse per la crime fiction americana e britannica in Inghilterra si è affievolito. Aumenta invece l’interesse per quella straniera e, soprattutto, per la scrittura mediterranea. Fino a un anno fa erano vincenti i thriller scandinavi, con un impianto classico, cupo, violento, adatto alla mentalità anglosassone. Ora stanno guadagnando sempre più attenzione quelli italiani, molto diversi, più politici, con più critica sociale e black humour».
«Sono un modo per capire l’Italia», spiega De Cataldo, giudice e scrittore (Romanzo Criminale), al quale si deve l’idea del noir italiano. «Un noir più di comodo che di fatto - dice - perché al di là del poliziesco classico - delitto e investigazione - conta soprattutto il raccontare attraverso il crimine come cambia l’Italia, o perlomeno la percezione che ne hanno gli scrittori, sia pure molto diversa da uno scrittore all’altro, da una realtà all’altra, da una città all’altra. Alla fine vengono sempre fuori tre temi, la corruzione, lo straniero e l’ossessione del successo, elaborati con la metafora della scrittura che trasforma un reportage in racconto».

Se c’è un po’ di improntitudine a presentare dei polizieschi a chi li ha inventati, il loro successo spiega la voglia di nuovo in Inghilterra, dove l’immagine stereotipa e incompleta dell’Italia, nella giallistica anglosassone, richiede di essere aggiornata.

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