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«Non sono né Caino né Abele E il mio contratto non scade»

«Rimango alla Juventus». Ma ai piani alti della società arriva una rivoluzione che minaccia Giraudo e Bettega

Alessandro Parini

da Torino

«Io mi sento Luciano Moggi». Né Caino, né Abele. E neppure Babele, come in realtà aveva detto Lapo Elkann, rampollo della famiglia Agnelli che ultimamente tira picconate a Casa Juventus come non era davvero normale attendersi. Prima a Del Piero («un lusso, per quel che rende»), poi a Moggi e Giraudo («non sarebbe male se lavorassero per la Federazione giamaicana, ma forse verrebbe meno l’operazione simpatia. Moggi, comunque, è il più simpatico dei tre»).
All’uomo marketing della Fiat martedì nessuno ha replicato: Moggi, sornione, ha semplicemente ribadito il proprio nome e cognome, Giraudo ha tirato dritto fino al proprio posto in tribuna ma è arrivato allo stadio al fianco di Allegra Agnelli, zia del Grande Monello Lapo. Alla Juve le acque sono tranquillissime per quel che succede in campo (sette vittorie consecutive, tra campionato e Champions League), meno per quel che potrebbe succedere ai piani alti. La Triade, non è un segreto, è in scadenza a giugno 2006. Verrà rinnovato il contratto? Chissà. Le idee non sono chiare. Perché da più parti si dice che Lapo Elkann potrebbe diventare presidente, il che significherebbe la vittoria dell’ala facente capo a Luca Cordero di Montezemolo. Dall’altro lato, se venisse confermato l’attuale assetto, spunterebbe un bel sorriso sul volto di Andrea Agnelli, giraudiano convinto. Non resta che attendere, allora: magari prendendo atto del cambio della guardia dopo l’ennesimo trionfo a strisce bianconere.
Moggi, in realtà, appare tranquillo e ieri, nel corso del programma UnoMattina, ha rilanciato: «Rimango alla Juventus. Il mio contratto non è in scadenza, ma a tempo indeterminato». Non è così vero: piuttosto Big Luciano vanta una confermata stima da parte della proprietà, il che equivale a una conferma anche per le stagioni a venire. Facendo il giochino delle percentuali, diciamo che Moggi resterà alla Juve anche nella prossima stagione al sessanta per cento, mentre Giraudo e Bettega non vanno oltre il quaranta.
Domenica, intanto, la Signora ospiterà l’Inter e scusate se è poco: «Non sarà determinante per l’esito del campionato, ma per l'immagine è sicuramente importante - ha detto Moggi -. La Juventus gioca bene, l’Inter meglio: sarà un match non bello ma pieno di agonismo, come è normale che sia quando la posta in palio è così alta». E ancora: «Vinceremo noi? Devo esserne convinto - ha risposto Moggi -, la forza della squadra non si discute. All’Inter ho già fatto tanti elogi, anche se spesso non sono stati recepiti. Lo dico convinto: quest’anno i nerazzurri sono un complesso come non lo erano gli anni passati: una volta avevano giocatori di classe con belle giocate, adesso un gioco di squadra ben definito. C’è la mano dell’allenatore, ma sono stati determinanti i sacrifici del presidente Moratti che ha non ha lesinato sforzi per rinforzare la squadra». Già, Moratti: un altro che ha spesso fatto la corte a Moggi.

Chissà.

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