«Non tirare troppo la corda» Messaggi cifrati al vincitore

Il regime sembra non gradire l’eccessivo integralismo del nuovo presidente, né i continui attacchi allo sconfitto Rafsanjani: atteggiamenti alla lunga «pericolosi»

da Teheran

Complotti, sospetti, illazioni, ma anche tante piccole verità. Su Baztab, il sito internet controllato dallo spregiudicato ex capo dei pasdaran Mohsen Rezai, c’è ogni giorno di tutto e il contrario di tutto. Voci e indiscrezioni dal palazzo e notizie capaci di far saltare il palazzo. Notizie che nessuno al fuori dell’arguto, disinvolto e intoccabile ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione può conoscere. E, tantomeno, pubblicare.
La notizia che ieri faceva discutere gli iraniani si chiudeva in tre secche righe. «Girano voci di un imminente attentato ad Ahmadinejab. Potrebbe morire come quel primo ministro Rajai a cui tanto si ispira. Magari per mano del suo nemico Hashemi Rafsanjani». Mohsen Rezai, conservatore controcorrente ritiratosi in anticipo dalla corsa presidenziale questa volta va giù pesante. Il messaggio va ovviamente interpretato. Rajai fu uno dei primi e più integerrimi ministri della rivoluzione. Una sorta di Robespierre dell’Islam la cui carriera di spietato e incorruttibile moralizzatore venne fermata da una misteriosa bomba attribuita al terrorismo comunista dei “mujaheddin del popolo”. Una bomba la cui vera paternità fa ancora oggi discutere.
Dunque il messaggio di Baztab è, prima di tutto, indirizzato al neo presidente. Mohsen Rezai, uomo assai addentro alle sfere dei poteri forti e a quelle degli apparati militari e paramilitari, gli fa capire che l’eccesso d’integrità può diventar pericoloso. Soprattutto quando si assumono cariche ufficiali. È successo a un primo ministro della preistoria delle rivoluzione, potrebbe ricapitare a un presidente troppo intransigente.
La terza strofa del messaggio criptato riguarda lo scontro sordo che contrappone la Suprema Guida Alì Khamenei e lo sconfitto ex presidente Hashemi Rafsanjani. Sabato, subito dopo aver ottenuto la conferma della vittoria, Ahmadinejab s’è lanciato in un attacco a testa bassa contro i responsabili del disordine nel settore dell’economia petrolifera, promettendo di punire approfittatori e corrotti. In quell’affondo senza nomi tutti hanno letto un chiaro riferimento a Rafsanjani e agli interessi della sua spregiudicata famiglia nel settore petrolifero. Baztab ricorda al presidente di non sbilanciarsi troppo. Gli fa capire che l’appoggio della Suprema Guida e di una parte degli apparati paramilitari non basta a garantirgli l’incolumità. «Il tuo nemico Hashemi Rafsanjani - fa capire Baztab all’impetuoso ex ardito pasdaran - è uno dei fondatori di questo sistema ed è pure lui in grado di controllare importanti settori dei servizi segreti e degli apparati di sicurezza. Dunque non scoprirti troppo».
Gli avvertimenti proseguono in due successivi interventi. Il primo riguarda le voci secondo cui Ahmadinejab vorrebbe ridurre le dimensioni della propria guardia presidenziale. «Gli uomini vicini a lui sono preoccupati - chiosa Baztab -, vuole ridurre le guardie per essere più vicino al popolo, ma questo può essere molto pericoloso». Un altro modo gentile per dire attento o non arrivi vivo alla fine del mandato.
L’ultimo piccolo richiamo alla prudenza è contenuto in un lungo articolo dedicato allo sconfitto ex presidente Rafsanjani. «Ricordatevi che Hashemi Rafsanjani non esce né sconfitto né annullato da questa prova elettorale e grazie alla sua esperienza e al suo passato continuerà a svolgere un ruolo importante.

Se i fondamentalisti continueranno ad attaccarlo sbaglieranno di grosso e finiranno con il capire che non possono fare a meno di lui». Caro Ahmadinejab, sembra dire Baztab, accontentati di aver vinto e non tirar troppo la corda. \

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