Lorenzo Amuso
da Londra
Il marito è convinto che nonostante l'età avanzata sua moglie Patricia possieda «l'energia di una donna 20 anni più giovane». Forse anche per questo la coppia ha deciso di sfidare convenzioni sociali e leggi della natura, ricorrendo ad un trattamento di inseminazione artificiale per avere un figlio. Una scelta giustificata dalla volontà di Patricia Rashbrook, una psichiatra infantile di 62 anni, di «suggellare il suo amore per John (il suo secondo marito, ndr) con un bambino». Così ora - grazie all'assistenza del ginecologo italiano Severino Antinori, che ieri ha confermato che «il trattamento di inseminazione è avvenuto lo scorso ottobre in un Paese dell'ex Unione Sovietica» - Patricia è diventata la madre britannica più anziana, la prima donna over 60 a partorire in Gran Bretagna. Un primato controverso che ha scatenato dubbi e polemiche, ma che non sembra spaventare i diretti interessati. Intervistata dal tabloid Daily Mail la neo-mamma, che ha già tre figli adulti da un precedente matrimonio, ripete di «aver fatto la cosa giusta», respingendo le perplessità di chi la considera troppo vecchia per vivere una nuova maternità. Antinori spiega che ormai «le donne vivono sempre più a lungo e quindi hanno diritto a spostare letà della maternità. Oggi a 60 anni, in fondo, si è ancora giovani».
«Quello che è importante nell'essere genitori non è l'età che hai - ha spiegato la psicologa di Lewes, nell'East Sussex - ma se sei in grado di soddisfare tutti bisogni del bambino, e noi riteniamo che saremo in grado di farlo». Una convincimento già ribadito qualche settimana fa, quando il suo caso era stato trattato dal tabloid Sun: «Non è stata una decisione presa alla leggera o senza coraggio - aveva dichiarato allora il marito, 61 anni -. Abbiamo preso in considerazione molto seriamente come potremo provvedere al benessere fisico, sociale e materiale di questo bambino, sia oggi che in futuro. Molti miei amici mi hanno detto che se anche dovessi morire giovane penserebbero loro al mio bambino».
Nato lo scorso mercoledì da taglio cesareo in una clinica di Brighton, in buone condizioni di salute (tre chili di peso), «JJ» - questo il nome provvisorio dato al bebè - è già, suo malgrado, un caso nazionale. In Gran Bretagna non esiste un limite legale d'età oltre il quale ad una donna sia vietato sottoporsi all'inseminazione artificiale; inoltre la decisione viene presa caso per caso dai medici, valutando lo stato di salute della coppia e la loro capacità di provvedere ai bisogni del bambino. Proprio per questi motivi la tendenza più diffusa tra gli specialisti in fecondazione artificiale è di evitare trattamenti su donne di età superiore ai 45 anni. Una prudenza deontologica che trova d'accordo anche il direttore clinico del Cromwell Ivf and Fertility Centre di Swansea, Peter Bowens Simkins. «Si tratta senza dubbio di una scelta figlia dell'egoismo - ha commentato l'esperto -. Certamente non è nell'interesse del bambino avere una madre che, una volta terminata la scuola dell'obbligo, starà già viaggiando verso gli 80 anni».
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