Milano - Ma guarda un po’ che sorpresa: nella classifica inglese una signora di 92 anni fa maramao agli U2 e a Eminem. Lei davanti. Loro dietro. Ha debuttato al ventesimo posto con We’ll meet again - The very best of Vera Lynn. È - per capire l’entusiasmo con lui la Bbc ieri la definiva «leggendaria» - la più anziana artista vivente a mettere la sua firma nella hit parade. Vera Lynn in realtà si chiama Vera Margaret Welch ed è nata a Londra il 20 marzo 1917: a Mosca era appena iniziata la rivoluzione contro Kerenskij, gli italiani si preparavano a un’altra battaglia sull’Isonzo e insomma il Novecento non si era ancora presentato per bene. Adesso siamo nel Duemila e lei è tornata in classifica dopo quasi trent’anni con un disco che raccoglie le sue migliori canzoni. Perché? Perché la memoria è una sirena insinuante e irresistibile, e spesso dolce. Vera Lynn, che ha debuttato a sette anni e nel 1935 cantava già alla Bbc, è stata la madrina dei soldati inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale cantando brani come Sincerely yours, visitando gli ospedali dove venivano accatastati i feriti delle V2 del Reich e mantenendo viva, con la bella We’ll meet again (Ci incontreremo di nuovo), la speranza irrinunciabile di sopravvivere alle devastazioni e ripartire daccapo. Un simbolo. Ma attenzione: zero retorica, niente colorazione politica. Perciò, sganciata da ogni faziosità postuma, è il lato bipartisan della resistenza al male, un volto cui tutti gli inglesi guardano con affetto o nostalgia, anche quelli che quando Londra veniva conventrizzata da Hitler, neppure erano venuti al mondo. Se guardate una sua foto recente, è ancora una bella donna con i capelli bianchi e d’estate fa spesso due passi con un cappellino di paglia stile Regina Elisabetta ma appena appena più sobrio. Ha continuato a incidere dischi fino al 1977 (il discreto ma inutile Vera Lynn in Nashville) e a cantare fino al 1995. Roba piccola, per carità: club da pochi spettatori, apparizioni televisive, show all’insegna dei bei tempi. Nel 2005 ha fatto una sorpresa a tutti i reduci cantando alla cerimonia di commemorazione del V Day inglese e anche allora non si era lasciata inzuppare di retorica: aveva semplicemente ricordato ai giovani che con i sacrifici fatti durante la Seconda Guerra, gli inglesi si erano garantiti un lungo periodo di prosperità. Intanto molti se la ricordavano già, questa signora sposata nel 1939 con il jazzista Harry Lewis, perché Stanley Kubrick scelse proprio We’ll meet again per accompagnare nel suo Stranamore la scena della caduta dell’atomica (sapete, quella con il comandante TJ «King» Kong). E nel 1979 i Pink Floyd la citarono nel brano Vera inserito in uno dei dischi più venduti della storia, The Wall.
Perciò ecco perché Vera Lynn, ancora oggi un donnone dallo sguardo dolce, ora sta lì in classifica limitandosi semplicemente a dire: «Sono entusiasta, non me l’aspettavo». Le parole talvolta servono poco, specialmente se gli occhi sono velati di commozione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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