Norah Jones va alla ricerca dell’amore perduto

Presentato «My Blueberry Nights», opera inaugurale della sessantesima edizione del Festival con Jude Law e Natalie Portman firmata da Wong Kar-wai. La cantante di jazz debutta al cinema nel ruolo di una donna abbandonata dal suo uomo

Norah Jones va alla ricerca dell’amore perduto

Cannes - «Sarà il Festival dei direttori della fotografia», aveva annunciato il selezionatore di Cannes, Thierry Frémaux. L'apertura del festival, ieri, con My Blueberry Nights di Wong Kar-wai (in concorso), l'ha subito confermato. Il film vive solo del virtuosismo di Darius Khondji, perché è minato all'origine da un soggetto scontato, storia di falliti e alcolizzati che trascinano un'esistenza da bar solo per una delusione d'amore.
Il barista (Jude Law) stavolta è inglese. Mesce dunque a Londra o meglio a Birmingham, visto l'accento del suo personaggio, da nord dell'Inghilterra? No, mesce a New York. Perché? Non si sa. Si sa però che rimpiange la fidanzata che l'ha lasciato. Una ragazza (Norah Jones), che a sua volta rimpiange il fidanzato che l'ha lasciata, entra nel bar. Il barista la consola a porzioni di torta al mirtillo e se n'innamora perfino: mentre lei dorme, la bacia. Lei forse non percepisce o forse non gradisce, fatto sta che va a Memphis, dove conosce un poliziotto (David Strathairn) che rimpiange la moglie (Rachel Weisz) che l'ha lasciato. È una spirale! Lui però ha quasi sessant'anni e non si consola con le torte, ma col whisky. Poi s'uccide. La ragazza si trasferisce allora a Las Vegas, dove conosce una giocatrice professionista (Natalie Portman), le presta duemila dollari, dorme con lei senza apparente ragione e la assiste quando lei perde il padre. Infine torna da Jude Law e alle sue torte al mirtillo.
Catena di solitudini fra baretti e alberghetti, My Blueberry Nights è la versione gonfiata e americana di un cortometraggio a sfondo hongkonghese allegato al dvd di In the Mood for Love, altro film di Wong Kar-wai. Ma quel che reggeva cinque minuti non regge due ore. Il virtuosismo di Khondji non rende interessanti personaggi senz'arte né parte. Quanto agli interpreti, la cantante Norah Jones che esordisce recitando è abbastanza brava, ma certo non sostiene My Blueberry Nights più di quanto un'altra esordiente attrice, Björk, sostenesse Dancer in the Dark di Lars von Trier. Potrebbe essere un augurio: nel 2000 quel film ebbe la palma d'oro.
Il genere di My Blueberry Nights è lo stesso dei non rimpianti Smoke, Clerks, Mosche da bar: sitcom, più che film, cumuli di parole su fatti interessanti solo per chi li ha vissuti, gente senza qualità. Ciò farà molto neorealismo o anche nouvelle vague, ma è l'opposto dello spettacolo, se non ci sono nella storia tensioni che rendano eccezionale il banale. E in My Blueberry Nights non ci sono, sebbene Wong Kar-wai sia ricorso saggiamente a Lawrence Block, noto giallista, perché gli scrivesse i dialoghi. Solo che qui il giallo non c'è.
Nella conferenza stampa Wong Kar-wai non è parso rendersi conto di mescolare da anni la maniera di Antonioni alla maniera di Truffaut. Nella migliore ipotesi ciò sfocia nella maniera di Lelouch (In the Mood for Love); nella peggiore (2046) sfocia nel caos; in My Blueberry Nights sfocia nel bluff scoperto e prolisso.
Ieri il regista ha parlato, compunto, delle conseguenze diverse tra un bacio in Cina e uno altrove, senza spiegarle. Ha aggiunto che aveva cercato, con l'intervento di Block, di non girare un film che avesse, capovolti, i luoghi comuni esotici del cinema occidentale sulla Cina. E poi ha definito The Blueberry Nights un film di viaggio solo perché uno dei personaggi serve caffè ora nel Tennessee, ora in California.

In realtà, a parte uno spot per la Jaguar, il film è carente di movimento, per quanto l'abilità con la macchina da presa escluda la soffocante sensazione tipica del teatro filmato.
Dopo Happy Together, gran premio della giuria nel 1997, Wong Kar-wai è diventato carissimo a Cannes e sembra intenzionato a fare, a vita, film da festival. Peccato.

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