Mentre l’amico-rivale David Carradine, un duro come lui, tutto arti marziali e disciplina, s’è fatto fregare, in Thailandia, da qualcosa di estremo (schiattando dentro a un armadio come un topo), Chuck Norris, un calcio dietro l’altro, è arrivato a settant’anni. Snobbato dalla stessa platea, che schifa i prodotti dell’oscarizzata Kathryn Bigelow, giudicandoli spuri perché vanno al cuore maschile, da mano di donna, l’attore americano incarna, sul grande e sul piccolo schermo, l’uomo d’onore. Qualcosa di obsoleto, insomma, visto come va il mondo, intorno a noi. Sta di fatto che milioni di donne (aggeggi obsoleti pure loro, a giudicare dalle predilezioni sessuali di numerosi uomini), quand’è sera guardano il telefilm Walker Texas Ranger. Cioè, guardano Chuck, cappellone texano e falcata sicura, mentre difende i deboli a mani nude, con la potenza dei suoi arti a mulinello. Il che è educativo, mentre le pistole stanno zitte. I soliti snob da anni sostengono che Norris, repubblicano convinto e uomo di destra per sua stessa ammissione, sarebbe unicamente un atleta in prestito al cinema e alla tv. Magari è vero che lui, occhio fisso e barba da tasso, fa più scena quando sfoggia la propria competenza in kickboxing, anziché quando pronuncia battute a effetto, vagamente fesse («L’orologio? Non mi serve sapere l’ora: sono io a stabilire che ora è»). Tuttavia è innegabile che, nel panorama Usa in costante declino, questo figlio d’un culto a stelle e strisce sempre più pallido, rappresenti l’eroe positivo e l’attore mediaticamente sempre in vista. Basta cliccare sul motore di ricerca «Chuck Norris Fact» e vien giù una valanga di notizie, forum, commenti e altro, in continuo aggiornamento: un caso unico, anche perché questo fenomeno, in rete, riguarda solo lui, «Rombo di tuono», star sulla cui vera età si chiacchiera molto, on line.
Certo, il settantenne Norris, reazionario supercattolico, non vale, sul piano spettacolare, l’ottantenne Eastwood, aperto e laicamente umanista, però non c’è male lo stesso. Se pensiamo che i nostri attori, poco poco che vanno a fare jogging, chiamano i fotografi per farsi immortalare, quanto sono fichi, merita conoscere il percorso di Carlos Ray «Chuck», nato il 10 marzo 1940 in Oklahoma. Papà Ray autista e ubriacone (morirà in un incidente stradale), mamma Wilma casalinga, due fratelli minori (il produttore Aaron e Wieland, morto in Vietnam), è da subito chiaro, al diciassettenne Chuck, come il divorzio dei genitori sia pioggia sul bagnato. Quando i compagni di classe, a Torrence, California, lo tormentano perché mezzo irlandese e mezzo cherokee, lui, timido e mediocre a scuola, decide di diventare qualcuno (è il sogno americano). Come? Diventando Air Policeman nel 1958, arruolato nell’Usa Air Force, che lo spedirà alla base di Osan, in Corea del sud.
È qui, nel regno del Tang Soo Doo, arte marziale non violenta, che Norris trova la sua strada.
Il resto è: cintura nera di tae-kwon-do; campionati internazionali di karate vinti e rivinti; incontri sul set con Bruce Lee, star asiatica con cui gira L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente (1972) e la serie del Drago, fino al grande balzo, nel 1986, con Delta Force, film d’azione di Menahem Golan, che consacra Chuck al box office. Il settantenne, però, quattro volte padre, non tiene tutto per sé, ma fonda una serie di movimenti per diffondere le arti marziali tra i minori in difficoltà. Tanti auguri, allora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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