La nostra inchiesta Se non siamo più soli

C’è un’Italia che anche senza pontificare sui Valori, diffida degli impostori. È l’Italia che ai partiti presi preferisce le prese di coscienza. Quelle per cui, se qualcosa non quadra, è naturale farsi delle domande. Ecco, questa Italia trasversale - a costo di sentirsi definire «paranoica» - s’è desta. E ad Antonio Di Pietro - attorno al quale tante cose non tornano - ormai sono in tanti a chiedere conto di qualche fatterello strano. Il Giornale quelle domande se le fa da parecchio. E non vorrebbe darsi pure una risposta, come un mesto ospite di Gigi Marzullo. Ora alle perplessità si accostano anche Libero, «Porta a porta» e Panorama. Il settimanale ritorna sulla nostra inchiesta e il direttore di Libero Vittorio Feltri, nell’editoriale-lettera di ieri, chiede conto dei valori (immobiliari) dell’ex pm. Per ricordargli che se uno si traveste da moralizzatore, poi la maschera non può togliersela appena è finito il Carnevale elettorale. Alle domande di Feltri, comunque, troverete qualche risposta in queste pagine.
Si catalogherà tutto sotto l’insegna «rancore di centrodestra». Epperò ci sarà un motivo se pure gli inglesi dell’Economist (non esattamente berlusconiani) nel numero in edicola domani pubblicano un articolo dal titolo «Scuola di scandalo», in cui parlano della sinistra in Italia e di un Di Pietro dalle «ali tarpate» a causa del caso che riguarda il figlio Cristiano. Quel caso che è arrivato anche alla tribuna televisiva di Bruno Vespa: l’altra sera, in quella che è stata definita la «terza camera» della Repubblica, l’esponente del Pd Massimo Brutti ha definito un affare «poco chiaro» e «politicamente condannabile». Fra l’altro la puntata di Vespa arricchita da molte citazioni del Giornale ha battuto il concorrente Mentana, che invece si dedicava alla cronaca nera con il caso di Rignano.
E se perfino l’Unità gioca col calembour l’Italia dei Favori... Rimanendo nelle terre dell’Unità, il suo fondatore Antonio Gramsci diceva che «l’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva». Ma se il pubblico si accorge che l’illusionista ha il coniglio in tasca, allo spettacolo non va più. Perché per paura di perdere la platea, da buona toga Tonino querela appena il sole illumina un’ombra a lui vicina, ma non risponde. I dieci dubbi del Giornale sopravvivono.

Come ha avuto «avvisaglie» dell’inchiesta su Mautone? Perché i tribunali parlano di «soggetti diversi» mentre per lui il partito e l’associazione familiare che incassa i rimborsi sono la stessa cosa? Perché disconosce Mautone mentre lo invitava a Montenero di Bisaccia? Perché non esistono verbale di approvazione dei bilanci Idv? E come ha fatto a collezionare case e palazzi?
Ecco, i dubbi ora sono un po’ più condivisi. E sta a Di Pietro scegliere se ribadire querele o spiegare se davvero «tutti i valori acquistano più valore se dietro c’è un po’ di denaro».

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