La prima notte in cella di Lele Mora: «Perché sto qui? Sono disorientato»

Ascoli PicenoDue mesi dopo l’omicidio di Melania Rea, la Procura di Ascoli Piceno ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio volontario, il vedovo della vittima, il caporal maggiore dell’Esercito Salvatore Parolisi. I carabinieri di Ascoli Piceno hanno consegnato all’indagato un invito a comparire, mentre si trovava nella sua casa di Frattamaggiore (Napoli). Parolisi sarà interrogato venerdì prossimo alle ore 16,30 in Procura, alla presenza dei suoi avvocati. È la quarta volta del sottufficiale (in forza al 235° Reggimento Piceno di Ascoli Piceno) davanti ai pm. L’avvocato Walter Biscotti ha annunciato che «decideremo al momento se rispondere alle domande del pm». Parolisi ha detto che per lui «non cambia nulla»: «Mi sento come Cristo in croce, sono pulito dentro». E ha aggiunto: «Non ho fatto nulla, non ho nulla da temere. Non piango? Non sono io che devo piangere, ma chi ha ucciso mia moglie».
La Procura di Ascoli Piceno potrebbe avere però in mano le chiavi giuste per dare una svolta alle indagini sulla morte di Melania, scomparsa lo scorso 18 aprile da Colle San Marco e poi ritrovata massacrata con 29 coltellate, due giorni più tardi nei boschi del teramano. Non ci sarebbero elementi nuovi ma una rivalutazione degli elementi già in possesso, incrociando gli esami medico legali, il traffico delle celle telefoniche, i test sui reperti esaminati dai carabinieri, una trentina di testimonianze. L’invito a comparire a Parolisi poggia sulla valutazione delle sue precedenti dichiarazioni, alcune delle quali, pare, contraddittorie e lacunose.
La Procura, intanto, resta ancora in attesa della relazione finale sul doppio esame autoptico che il medico legale Adriano Tagliabracci ha condotto sul cadavere di Melania e anche di alcuni dei risultati degli accertamenti tecnici svolti dai carabinieri dei Ris e del Ros. Il neo indagato, dopo avere ricevuto l’invito a comparire, non ha cambiato le proprie abitudini. Scuro in volto, i nervi del viso tesi, anche ieri si è recato al cimitero, a Somma Vesuviana, per pregare sulla tomba della moglie. In compagnia dell’unico indagato di questa vicenda ancora tutta da chiarire, c’era l’inseparabile sorella, Franca. Parolisi al momento di entrare nella Renault Scenic di colore blu notte ha avuto un alterco con un operatore tv. Alla richiesta di un giornalista di commentare ha fatto scena muta. All’operatore ha invece detto rabbioso: «Se mi tocchi la macchina ti cito per danni». Una donna invece gli ha rivolto un augurio poco piacevole. «Devi fare una brutta morte». Nel camposanto di Somma Vesuviana Parolisi e la sorella sono restati una ventina di minuti. All’uscita del cimitero il caporal maggiore ha ritrovato la parola. Addirittura ha ironizzato con il custode, Amerigo De Lucia. «Sabato, quando torno da Ascoli Piceno, ti porto un regalo». Ai giornalisti che gli avevano chiesto se fosse tranquillo, il sottufficiale dell’Esercito si è limitato ad annuire con la testa. Poi, lui e la sorella sono ripartiti. Poco dopo l’indagato ha raggiunto l’abitazione dei suoceri (che si sono costituiti parte civile) per riprendersi la figlioletta Vittoria di 20 mesi.
L’incontro tra Parolisi e i genitori e Michele, il fratello di Melania è stato gelido. Neppure una stretta di mano, sguardi sfuggenti. Il ragazzo ha riferito che l’argomento giudiziario non è stato toccato. Ma il giovane spara pesanti bordate sul cognato. «Nella nostra casa oggi c’è più rabbia e dolore del solito.

Se tutte le accuse a Salvatore verranno confermate, mia sorella morirà per la seconda volta. Da un lato non mi aspettavo le accuse perché io conoscevo un altro Salvatore. Dall’altro si, perché nei suoi racconti ci sono state troppe contraddizioni, troppe bugie».
carminespadafora@libero.it

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