Nuoro - Era chiusa nel bagagliaio della sua auto. In garage. Legata e imbavagliata con la ferita, mortale, alla testa, vicino all'occhio sinistro. È stata trovata morta così Dina Dore, la moglie del dentista di Gavoi scomparsa ieri sera. La scoperta degli agenti poco prima dell'alba, dopo che era scattato il piano antisequestri in tutta la Sardegna. Gli investigatori hanno cominciato rilievi più particolareggiati sulla vettura parcheggiata nel garage della casa di via Sant'Antioco, alla periferia del paese, e proprio all'interno del bagagliaio gli esperti della scientifica, che seguivano le tracce di sangue trovate nel locale, intorno alle tre di questa mattina hanno trovato il corpo privo di vita di Dina Dore, 37 anni. Le prime ipotesi investigative parlano di un omicidio durante la colluttazione con i banditi che volevano rapirla. A quel punto il cadavere sarebbe stato rinchiuso nel bagagliaio della vettura. E i banditi sarebbero fuggiti a piedi, a dimostrazione che sarebbero del luogo e avrebbero perso la testa dopo che la donna li ha riconosciuti forse strappando un passamontagna.
La ferita Il corpo presenta una ferita
alla testa, vicino all'occhio sinistro, quella che potrebbe aver provocato la morte della donna. E la donna era imbavagliata e legata, la testa completamente avvolta nel nastro adesivo. E quindi il decesso sarebbe sopraggiunto quasi subito: o per il colpo subito o per asfissia. Lo si è appreso dalla questura di Nuoro.
Questi particolari sembrano rafforzare l’ipotesi di un tentativo di sequestro "finito male", come ha sottolineato il portavoce della questura.
In un’ipotetica ricostruzione, i rapitori potrebbero aver colpito la donna alla testa per tramortirla e poi portarla via, ma successivamente si
sarebbero resi conto della sua morte e avrebbero quindi chiuso il cadavere nel bagagliaio. Accertamenti sono in corso per
stabilire l’ora della morte di Dina Dore.
L’esame è ritenuto particolarmente importante per cercare di ricostruire l’esatta dinamica dell’episodio e le cause che hanno
portato alla morte della donna.
Il caso viene seguito dal procuratore della repubblica di Nuoro, Antonio Amoroso. L'autopsia verrà svolta domani. Non si escludono però altre ipotesi, il marito è stato interrogato per due volte dagli investigatori tra ieri sera e stamattina.
Il suocero "È stata con tutta probabilità gente del posto e forse l’hanno uccisa proprio perché lei li ha riconosciuti". Lo ha detto ai cronisti Antonio Rocca, il suocero di Dina Dore, vittima di due tentati sequestri negli anni ’70. Rocca ieri notte si è recato sul luogo del delitto. "L’hanno studiata per bene - ha commentato l’uomo, anch’egli dentista ed ex sindaco del paese -. Se la sono presa con la più debole, sapendo che non avrebbe potuto difendersi. E per di più davanti a una bambina". Rocca spiega poi che nonostante le brutte esperienze del passato questa tragedia è stata "una cosa improvvisa. Speravamo - ha detto - che l’epoca buia dei sequestri di persona fosse finita. Non ci fidavamo totalmente ma speravamo in una tregua. Non ci aspettavamo che venissero fin dentro casa, dentro il paese, in questo modo". L'uomo ha aggiunto che "la scena sembrava quella di un sequestro".
Il sequestro Verso le 21,30 era scattato l’allarme per la sparizione della donna. A dare l’allarme era stato il marito, Francesco Rocca, 40 anni, dentista del paese. L’uomo ha trovato l’auto della donna, una Punto rossa, nel garage con dentro solo la figlia di appena 8 mesi. Erano andate a trovare la madre di lei e avevano lasciato l'abitazione intorno alle 18. Immediatamente è scattato l’allarme antisequestri in tutta l’isola. Subito gli inquirenti hanno pensato a un sequestro di persona a scopo di estorsione. Il marito di Dina Dore oltre a essere dentista, è un esponente politico regionale di An, molto conosciuto nel Nuorese e in passato suo padre, Antonio, che è stato sindaco del paese, sarebbe sfuggito a un tentativo di sequestro nel 1974.
La testimone Una vicina di casa della famiglia Rocca avrebbe sentito intorno alle 19 il pianto della figlioletta di otto mesi di Dina Dore. È questa l’unica testimonianza che sarebbe stata raccolta dagli investigatori che stanno cercando di ricostruire la fasi del tentativo di sequestro concluso con la morte dell’ostaggio. È questa la pista che continua a essere seguita, anche se una prima certezza si avrà probabilmente solo domani dopo l’esame autoptico. Un altro piccolo tassello in questa ricostruzione è costituito da un palo dell’illuminazione pubblica di fronte al garage che pare sia stato manomesso (tagliando i fili) per fare buio sulla zona e favorire l’agguato.
Il questore Il questore di Nuoro, Antonello Pagliei, spiega le prime certezze degli investigatori: "La donna è morta sul colpo e l'ora del decesso è da collocare intorno alle 18,45. Il bagliaio dell'auto è stato aperto intorno alle mezzanotte dopo aver isolato tutta la zona per non inquinare la scena del delitto". Situazione che dev'essersi presentata subito tragica ai poliziotti: "In 30 anni di servizio - dice Pagliei - non ho mai visto una barbarie simile". Gli investigatori ipotizzano che i banditi che hanno tentato il sequestro di Dina Dore avessero pianificato di rapire anche la figlia. A far propendere per questa ipotesi, la circostanza che la bimba è stata trovata dal padre non in casa, ma fuori dalla Punto.
La piccola di otto mesi era seduta sul seggiolino dell’auto, che però era stato smontato dalla vettura e appoggiato accanto alla macchina. Proprio come se, spiegano fonti investigative, i banditi avessero voluto prenderla per poi portarla con loro, se le cose non fossero all’improvviso precipitate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.