La nuova drammaturgia alla prova

Per la rassegna «Altre scene 05» il Furio Camillo ospita «Le ferriere di Efesto» del gruppo Laminarie

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È legato al nome della giovane drammaturga romana Letizia Russo (classe 1980, rivelatasi all’attenzione di critica e pubblico col premiato Tomba di cani) uno dei debutti più interessanti previsti questa sera in città: Babele, inquietante spaccato di una società irreale dove il potere e la discriminazione dei deboli fanno da sfondo ad una storia d’amore con molte cose da insegnare sull’umanità di oggi e di domani. Nato in seno al progetto «Petrolio», che Mario Martone e il Mercadante di Napoli hanno dedicato l’anno scorso a Pier Paolo Pasolini, il testo della Russo (ispirato solo lontanamente ad alcuni temi pasoliniani e vicino semmai all’immaginario dello scrittore di fantascienza Philip Dick) trova in Roberta Rovelli e Paolo Zuccari (anche regista) due interpreti efficaci, chiamati ad una prova non semplice che li pone a metà strada tra atmosfere allegoriche e lacerazioni concrete e affida loro due «personaggi piccoli piccoli», Falena (un uomo di quarant’anni) e Boccuccia (una ballerina senza un braccio), che vivono entrambi in un grande palazzo/mondo chiamato - appunto - Babele. Falena, però, abita al 538° piano, mentre Boccuccia, proprio perché monca e «diversa», abita nel quadrante 22G e balla allo Shamat, «un locale per storpi, nani e grassi». Non si sa quanto essi realmente si amino. Tuttavia condividono lo stesso desiderio di salire su una nave e la stessa voglia di cambiare le regole di quell’enorme palazzo-mondo che li ospita. Alla fine le loro vite cambieranno. «Ma la realtà - dichiarano autrice e regista - sembra sempre essere altrove» (di scena alla Sala Uno fino al 5 giugno).
Altrettanto giovane è l’autore scelto per chiudere la rassegna di drammaturgia svedese in corso di svolgimento al Teatro Belli. Si chiama Johannes Svanerud, ha 30 anni e Marie Ondine, proposto nella regia di Valentina Martino Ghiglia con Celeste Brancato e Massimiliano Caprara per interpreti (da stasera al 31 maggio), è il suo primo testo. Vi si descrive, anche qui, la storia di un incontro tra un uomo e una donna che è innanzitutto l’incontro tra due persone in lotta contro il mondo e le sue prevaricazioni. Un jazzista e una prostituta drogata (un tempo, però, cantante jazz) sono le figure intorno alle quali ruota questo dramma pervaso di solitudine, distacco dalla realtà e profonda paura della vita.
Arriva invece da Bologna la compagnia Laminarie che solo stasera e domani presenta al Furio Camillo Le ferriere di Efesto, un lavoro intrigante dove Bruna Gambarelli e Febo Del Zozzo (autori e interpreti oltre che fondatori, nel ’94, del gruppo) riscrivono il mito del dio del ferro e della metallurgia (notoriamente zoppo e deforme) adottando il punto di vista di due personaggi esterni alla mitologia e all’epos classico: una donna e una bambina accolgono Efesto sulla terra dopo la sua cacciata dall’Olimpo e ne raccontano la storia, mentre suoni e immagini video aiutano gli spettatori a entrare nelle maglie di un’evocazione (è previsto anche un fabbro in scena) che mescola richiami alla cultura greca, all’antropologia e all’estetica con l’obiettivo di scardinare l’immagine stereotipata di divinità giocoforza belle e affascinanti.
Restando in temi di ispirazione religiosa, si intitola La notte della tentazione lo spettacolo che Valerio D’Annunzio ha tratto da Le tentazioni di Sant’Antonio di Flaubert e ha tradotto in uno spettacolo (in replica fino al 5 giugno al Colosseo) dove sono essenzialmente gli attori (oltre allo stesso D’Annunzio, Alessia Errico Piccarini, Agnese Facchini e Alberto Ferraro) a farsi carico di una situazione emblematica imbastita sullo scontro tra Bene e Male. Affronta invece la contrapposizione tra follia e ragionevolezza il lavoro messo a punto da una giovane promessa della nostra regia, Luciano Colavero (diploma all’Accademia Silvio D’Amico ed esperienze già maturate con organismi importanti come l’Inda di Siracusa e il Crt di Milano), che ne La fiera (in programma alla Casa delle Culture di via San Crisogono da giovedì a sabato) immagina l’originale storia di un medico che viaggia di città in città portandosi dietro un folle da usare per i suoi esperimenti.

Il braccio di ferro tra i due è inevitabile ma anche piuttosto ambiguo perché entrambi alternano momenti di lucidità a lampi di improvvisa pazzia. Lo spettacolo è interpretato da Sandro Maria Campagna (il Folle) e Antonio Tintis (il Medico).

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