La nuova guerra Usa: più forze speciali e intelligence migliore

Le linee della Difesa: flessibilità e tecnologia, addio a organizzazione e sistemi della guerra fredda

La nuova guerra Usa: più forze speciali e intelligence migliore

Andrea Nativi

«Combattere la lunga guerra», con questa frase emblematica, che ribadisce come il conflitto in atto contro il terrorismo internazionale e gli Stati che lo sponsorizzano sia un conflitto che potrà durare decadi, generazionale, il Pentagono apre il suo nuovo documento programmatico, la Qdr, Quadriennial defense review, presentato ieri a Washington. Un testo di indirizzo strategico la cui elaborazione si è protratta per quasi un anno e che vuole definire le linee di sviluppo del pensiero militare degli Stati Uniti.
Non ci sono svolte nette, tuttavia, se l'accento è ancora posto sulla esigenza di trasformare la macchina bellica americana, che deve abbandonare organizzazioni, concezioni e sistemi ereditati dalla guerra fredda per diventare molto più flessibile, rapida e tecnologizzata, si è anche tenuto conto delle dure lezioni apprese sui cambi di battaglia in Afghanistan ed in Irak in questi quattro anni.
Donald Rumsfeld, il segretario alla Difesa, vuole ancora accelerare la trasformazione, chiede alle forze armate di impegnarsi non solo nella lotta e la caccia ai terroristi e nell'impedire la proliferazione delle armi di distruzione di massa, ma anche di giocare un ruolo di primo piano nella sicurezza interna in collaborazione con altre agenzie federali, in particolare in caso di attacco con armi non convenzionali.
Le forze armate devono anche essere in grado di compiere interventi preventivi per sterilizzare crisi potenziali, così come impegnarsi in sforzi prolungati per la stabilizzazione e contribuire a definire le scelte cruciali di paesi che si trovano davanti a scelte strategiche cruciali. Queste sono le missioni chiave identificate nella Qdr.
Naturalmente l'enfasi sulle operazioni controterrorismo e antiguerriglia, sulle minacce asimmetriche, non deve far dimenticare la possibile insorgenza di nuovi avversari globali convenzionali e particolare attenzione è riservata alla Cina.
Per realizzare tutto questo sarà necessario ridisegnare la struttura, la composizione, l'equipaggiamento e la dottrina operativa delle forze armate. Rispetto al passato si è accantonata la scelta suicida di sacrificare le quantità per perseguire una rincorsa tecnologica fine a se stessa. È quindi previsto un cospicuo potenziamento delle capacità di combattimento dell'Esercito e dei Marines. Continua poi a crescere il ruolo delle forze speciali, che vedranno i propri organici aumentare del 15%. Saranno invece ridimensionate Aeronautica e Marina. C'è poi una esigenza di migliorare le capacità di intelligence, che non si sono rivelate all'altezza delle esigenze e ottenere un vero dominio delle informazioni. Prosegue poi lo spiegamento di una sempre più robusta difesa antimissile.
La Qdr però non scioglie alcuno dei nodi cruciali per quanto riguarda i grandi programmi di acquisizione: sembrerà strano, ma il Pentagono non ha abbastanza soldi per realizzare i suoi progetti, pertanto alcuni di essi dovranno essere rinviati o cancellati. Del resto il Pentagono già è costretto a chiedere stanziamenti addizionali per pagare i costi delle operazioni militari in corso: lunedì sarà presentato un conto di altri 70 miliardi di dollari che porta a 120 miliardi di dollari il costo per il 2006. Altri 50 miliardi saranno presto richiesti per la prima parte del 2007. La guerra in Irak costa 150 milioni di dollari al giorno, quella in Afghanistan 27 milioni.
Quanto al progetto di bilancio per il 2007, l'amministrazione chiede poco meno di 440 miliardi di dollari, con incremento di poco meno del 5% rispetto allo scorso anno.

E visto che Rumsfeld non è disposto a rinunciare ai suoi sogni tecnologici, la spesa per ricerca e sviluppo ammonta a oltre 73 miliardi di dollari, mentre 84 miliardi sono destinati alla acquisizione di nuovi armi con l'Esercito che vede riconosciuto il nuovo ruolo, beneficiando di un incremento di oltre il 50% del suo bilancio per l'ammodernamento. Una svolta alla quale anche l'industria della Difesa si sta adattando. Ed una tendenza anche gli alleati Nato dovrebbero prendere in seria considerazione.

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