Medicina

Una nuova metodica per migliorare la respirazione difficile

Paura di avvertire dolore, disagio nel dover portare tamponi interni, timore di recidive: sono soprattutto questi aspetti a indurre molte persone a rinunciare a un intervento che coinvolga le strutture interne del naso, pur avendone bisogno.
Oggi, per fortuna, tutti questi inconvenienti sono superati grazie alla Rinoplastica globale: «Si tratta della fusione di tre tecniche: Rinoplastica strutturale, Rinoplastica vettoriale aperta (FVTR) e Turbinoplastica inferiore modificata (MIT), che io stesso ho messo a punto», spiega il professor Paolo Gottarelli, chirurgo plastico a Bologna e docente di Tecniche chirurgiche di correzione estetico-funzionale della piramide nasale all’Università di Ferrara. «L’obiettivo è quello di creare, con la minore invasività possibile, un naso in cui tutte le strutture anatomiche siano portate alle condizioni migliori: il setto nasale sia in asse, la valvola funzioni al meglio e i turbinati inferiori (quelle piccole strutture che hanno il compito di filtrare, riscaldare e umidificare l’aria diretta ai polmoni) abbiano le giuste dimensioni».
La buona riuscita dell’intervento deriva dalla meticolosità esecutiva delle metodiche adottate: «La Rinoplastica strutturale e la Rinoplastica vettoriale aperta, tramite l’applicazione di innesti di cartilagine prelevati dal paziente stesso, mirano a modificare la struttura scheletrica del naso rinforzandola in ogni sua parte, specie nella cartilagine del setto e della punta (zone che più facilmente sono soggette a distorsioni o cedimenti nel post-operatorio). La MIT, invece, ripristina la respirazione modificando sia nella forma sia nel volume, i turbinati inferiori», spiega ancora il chirurgo.
«È proprio grazie all’integrazione di queste tre tecniche - e al fatto che si “lavori” contemporaneamente sia sulle parti molli sia su quelle ossee – a ridurre al minimo la possibilità di errore, e quindi il rischio di recidive».
Che i rimodellamenti avvengano nel rispetto della visione globale è di fondamentale importanza. Osserva il professor Gottarelli: «Se viene rimpicciolito anche un solo tassello tutti gli altri andranno fuori posto. Ristrutturando il naso in tutte le sue parti, inoltre, anche l’aspetto estetico risulterà molto più gradevole».
La durata dell’intervento oscilla fra i 30 e i 60 minuti. L’invasività è ridotta al minimo: «Le suture vengono sigillate in materiale riassorbibile, evitando applicazione di tamponi e dolore post-operatorio», afferma l’esperto.
«Data l’estrema precisione dell’intervento, inoltre, il recupero è estremamente rapido. Il paziente porterà dei cerottini e uno split di plastica per 7 giorni, termine oltre il quale potrà ricominciare eventuali attività sportive, mentre la ripresa dell’attività lavorativa è possibile già dal terzo giorno.

Dopo circa un mese, il naso sarà solido come prima».

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