Nuova scossa fa tremare Haiti: paura Obama: "L'impegno Usa durerà anni"

Registrata una scossa di magnitudo 4,5 Richter. Peggiora il bilancio delle vittime e dei danni: oltre due milioni di persone senza aiuti e 300mila senzatetto nella sola capitale. Il governo: "Forse 200mila morti". La Farnesina: "Sono tredici gli italiani mancano ancora all'appello". Chi sono tre dei dispersi.  Partito un primo gruppo di italiani. E' allarme sciacallaggio. Barack Obama incontra gli ex presidenti Clinton e Bush: "L'impegno americano durerà per anni". Hillary Clinton arriva ad Haiti: "Vi aiuteremo"

Nuova scossa fa tremare Haiti: paura 
Obama: "L'impegno Usa durerà anni"

Port-au-Prince - Una scossa di assestamento di magnitudo 4,5 sulla scala Richter ha fatto tremare di nuovo Haiti. Torna la paura proprio quando le autorità temono che il bilancio finale delle vittime possa essere ben peggiore di quello ipotizzato e arrivare a quota 200mila. In città sale la tensione per le bande di criminali che cominciano a depredare qualunque cosa. Da parte sua la Farnesina a fronte di 180 italiani rintracciati, indica che "13 risultano dispersi", tra i quali uno già individuato sotto le macerie di un supermarket di Port-au-Prince. Obama, invece, dopo aver incontrato gli ex presidenti Clinton e Bush, ha promesso: "L'impegno americano duerà anni".

Il bilancio della tragedia Secondo l'Onu è "il disastro peggiore mai affrontato". Mentre il governo haitiano ha ceduto il controllo dell’aeroporto e sono gli Stati Uniti che coordinano l’arrivo degli aerei con gli aiuti, camion con decine di corpi impilati portano il loro carico di morte nelle fosse frettolosamente scavate, ma migliaia di cadaveri ancora rimangono sotto le macerie. "Abbiamo già raccolto circa 50mila cadaveri - ha detto il ministro dell’Interno, Paul Antonine Bien-Aime - ma ci saranno tra i 100mila e i 200mila morti in totale, anche se non sapremo mai il numero esatto". Circa 40mila corpi dovrebbero già essere stati sepolti. Se la drammatica previsione dovrebbe essere confermata, il sisma che martedì sera ha messo in ginocchio Haiti entrerebbe nella classifica dei dieci che hanno causato più morti nella storia. Intanto ad oltre tre giorni dal sisma, bande di criminali hanno cominciato a depredare sopravvissuti che vivono in campi allestiti nelle strade ricoperte di detriti. Le autorità hanno confermato che si sono verificati saccheggi, mentre la rabbia degli haitiani per la macchina degli aiuti che si muove ancora a rilento.

L'impegno statunitense "L’impegno degli Stati Uniti con Haiti si misurerà in mesi e anni, non solo in giorni e settimane", ha commentato il presidente Usa, Barack Obama, dopo l’incontro nello Studio Ovale con i suoi predecessori George W. Bush e Bill Clinton. Con Bush, per la prima volta alla Casa Bianca dopo la fine del suo doppio mandato, e con Clinton Obama ha annunciato la nascita di un fondo per la ricostruzione a lungo termine di Haiti. Obama ha chiesto agli americani di contribuire al sito web dello strumento di raccolta fondi per Haiti (ClintonBushHaitiFund.org).

Un italiano tra le macerie Cresce l'angoscia per i nostri connazionali che mancano ancora all'appello mentre arrivano dall'Italia i primi aiuti alla popolazione colpita dal terremoto e comincia l'evacuazione degli italiani. Sono tredici qli italiani che ancora mancano all'appello malgrado la ricerca casa per casa e per altri tre 'si teme il peggio'. Tra i sopravvissuti invece, una quindicina lascia la devastazione e la disperazione nelle quali e' piombato il Paese caraibico. I tre italiani per i quali c'e' maggiore preoccupazione sono i due funzionari dell'Onu, forse sepolti dalle macerie dell'hotel Christopher (quartier generale delle Nazioni Unite a Port-au-Prince), e un uomo che sarebbe rimasto intrappolato in un supermercato crollato. I primi due sono Guido Galli, agronomo di 45 anni, che, secondo quanto confermato dalle Nazioni Unite alla sorella Francesca a Firenze, si trovava al Christopher per una riunione quando tutto e' crollato, e Cecilia Corneo, 39 anni - la cui famiglia risiede ad Arona -, data per 'missing' dallo staff Onu. Il terzo sarebbe invece Antonio Sperduto, di origine irpina.

A breve funzionerà l'ospedale da campo portato da un C-130 dell'Aeronautica militare con personale della Protezione civile. La struttura e' localizzata in un'area all'interno del compound dell'ospedale pediatrico Saint Damien, gestito dalla Fondazione Rava-Nph Italia, dove gia' operano i primi medici della Protezione civile arrivati due giorni fa con l'advanced team del governo italiano. L'ospedale e' una palazzina coloniale a due piani, con un giardino e un bel patio centrale. I feriti, soprattutto bambini, sono assiepati ovunque: lungo i corridoi, ma anche nel giardino che sembra un ospedale all'aperto, sotto le piante, su lettighe, materassi, per terra. Al cancello si accalcano decine di madri con in braccio bimbi feriti, qualcuno chiede notizie dei propri cari. I piccoli hanno subito soprattutto traumi ortopedici, hanno le manine o i piedi ingessati, altri sono rimasti gravemente ustionati. Alle spalle dell'ospedale c'e' un terreno grande quanto un campo da calcio, finora coltivato a mais, che i medici della Protezione civile hanno preparato per accogliere prima l'ospedale da campo, e poi una grande tendopoli che accogliera' i degenti.

Partiti 13 italiani E' decollato il C130 dell'Aeronautica Militare con a bordo i cittadini italiani che hanno deciso di lasciare il paese. A bordo dell'aereo, secondo quanto si è appreso da fonti italiane a Port-au-Prince, sarebbero salite 13 persone che, dopo uno scalo a Santo Domingo, rientreranno in Italia in giornata.

Il dramma degli sfollati L’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) stima che le persone ancora senza cibo né aiuti siano circa due milioni e parla di 300mila senzatetto nella sola capitale e di circa 3,5 milioni di persone colpite dal sisma fra Port-au-Prince (2,8 milioni), le aree rurali e altri centri urbani come Jacmel e Carrefour. Un ministro haitiano ha indicato il numero dei senzatetto in 1,5 milioni. Ma esperti di Strasburgo analizzando immagini satellitari stimano che siano il 20%. "Ma è un dato che va preso con prudenza perchè ci sono degli edifici interamente distrutti e altri che sono crollati solo parzialmente", dice Kader Fellah, ingegnere del Sertit. Ma la situazione fuori dalle città è ancora poco conosciuta: secondo l’ong Oxfam, "l’epicentro del disastro si trova nelle aree rurali del Paese, ma l’accesso alle campagne è interrotto ed è quindi impossibile stabilire l’entità dell’emergenza e i bisogni della popolazione".

La macchina degli aiuti Il mondo si è mobilitato per la tragedia che ha colpito il Paese più povero dell’emisfero occidentale, l’Onu ha lanciato un appello per raccogliere 550 milioni di dollari per l’emergenza e i soccorsi cominciano ad arrivare insieme ai primi aiuti internazionali. Ma sul posto manca il coordinamento. "Manca tutto, acqua cibo e carburante", scrivevano ancora stamani testimoni su Twitter. "C’erano morti e feriti ovunque, ma niente ospedali, nessuno che potesse accoglierli, cadaveri per terra, e gente che si affollava intorno", racconta un francese all’arrivo a Parigi. È in questo quadro che la Clinton vedrà di persona il funzionamento della macchina degli aiuti, appena entrata in moto, e ascolterà di persona dal presidente Preval e dagli altri membri del governo la priorità delle necessità del paese dopo la catastrofe. Intanto lo sforzo umanitario ha scavalcato le barriere politico-ideologiche: il governo di Cuba ha concesso il suo spazio aereo ai voli americani che partono dalla base di Guantanamo, dove gli Usa stanno portando alcuni dei feriti evacuati da Haiti, per creare un corridoio Guantanamo-Miami che accorcia i voli di 90 minuti. La missione Onu (Minustah), che nel sisma ha perso 36 dipendenti, ha giudicato per ora "sotto controllo" la situazione della sicurezza ad Haiti e il ministro della difesa Usa, Robert Gates, l’ha definita "buona": "L’elemento chiave - ha detto il capo del Pentagono - è far giungere viveri e acqua con la massima rapidità nell’area colpita, evitando che la gente, trascinata dalla disperazione, si abbandoni ad atti di violenza".

Tansione Usa-Francia all'aeroporto di Port-au-Prince per la mancanza di coordinamento e le difficoltà di atterraggio di alcuni aerei di soccorso. La Francia, attraverso un suo ministro presente sul posto, fa sapere di aver protestato "ufficialmente" con Washington, poi a Parigi il Quai d'Orsay smentisce. Il Brasile ha chiesto spiegazioni. La gestione dell'aeroporto haitiano è stata affidata ieri agli americani dal governo locale, ma Michel Chancy, un responsabile governativo che dirige il comitato di coordinamento di distribuzione di acqua e cibo, ammette: "Ci sono grossi problemi di coordinamento all'aeroporto. Gli haitiani non vengono avvertiti dell'arrivo degli aerei. Quando devono atterrare non c'é nessuno che se ne occupa". Il Dipartimento di Stato aveva assicurato che l'aeroporto stava funzionando ormai alla sua capacità massima di 90 atterraggi o decolli al giorno. Nonostante ciò, diversi sono gli aerei che non hanno potuto posarsi sulla pista. La responsabile della diplomazia americana, Hillary Clinton, sull'aereo che la portava ad Haiti, ha risposto alle critiche: "Non è giusto, non è giusto", ha detto.

Il malumore francese è esploso dopo che un aereo che portava un ospedale da campo non è stato autorizzato ad atterrare sull'unica pista dell'aeroporto. Protesta "ufficiale" trasmessa "attraverso l'ambasciata americana", ha annunciato il ministro della Cooperazione francese, Alain Joyandet, che si trova sul posto. Poco dopo, il Quai d'Orsay ha smentito. "Bisogna che con gli americani - aveva detto ieri Joyandet - si possano determinare insieme le priorità, forse c'é una mancanza di capacità di decisione o di discernimento". Quanto al Brasile, il ministro degli Esteri, Celso Amorim, ha chiesto spiegazioni a Washington sulle difficoltà che gli aerei con aiuti inviati da Brasilia incontrano per poter atterrare a Port-au-Prince. Amorim ha detto di aver telefonato ad Hillary Clinton "per evitare malintesi. E' importante avere chiaro che siamo trattati con la priorità adeguata". Fonti giornalistiche sul posto riferiscono che anche un aereo da trasporto dell'esercito argentino, con materiale medico e un'unità per la depurazione dell'acqua, resta bloccato in un aeroporto a 120 chilometri da Santo Domingo; che due aerei messicani hanno dovuto aspettare "due giorni e mezzo nella Repubblica Dominicana" prima di essere autorizzati ad atterrare e che 40 tonnellate di aiuti provenienti dal Perù hanno dovuto essere trasportate via terra da Santo Domingo.

Episodi di sciacallaggio Episodi di sciacallaggio vengono ovunque segnalati, anche se il Pam, l’agenzia Onu per l’alimentazione che ha già portato cibo a 60.000 persone, ha smentito la notizia circolata oggi che un suo magazzino ad Haiti fosse stato saccheggiato.

Secondo il presidente haitiano, "col passare del tempo, sono sempre più impazienti e cresce la rabbia e la furia". Inoltre, circa 4mila detenuti sono alla macchia dopo il crollo del carcere centrale di Port-au-Prince.  

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