Nuove Br, la Fiom rifiuta l’autocritica della Cgil: «Non accettiamo lezioni»

Il segretario Rinaldini: operazione strumentale per screditare il sindacato

da Roma

Un dibattito acceso, segnato dallo scontro tra la maggioranza di sinistra e una ringalluzzita minoranza riformista. E alla fine un documento che ha un significato preciso: nonostante la bufera giudiziaria, la Fiom - il sindacato dei metalmeccanici Cgil al quale erano iscritti otto degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulle nuove Brigate rosse - non metterà in discussione la linea pro conflitto sociale e di dialogo con i movimenti. Con buona pace delle pressioni arrivate dal resto del mondo politico e sindacale.
I nodi sono venuti al pettine ieri nel primo comitato centrale dopo il blitz delle forze dell’ordine. Al centro del dibattito, più che la scontata fiducia alla magistratura, la condanna del terrorismo e la rivendicazione orgogliosa di chi «non accetta lezioni», c’è stato il rapporto privilegiato con i movimenti della sinistra antagonista. Che è la linea scelta dai meccanici Fiom da una decina di anni, ma che secondo molti - a partire dalle altre sigle delle tute blu - a questo punto il sindacato dovrebbe rimettere in discussione.
A questi appelli il segretario generale Claudio Rinaldini ha risposto denunciando «una operazione strumentale» volta «a colpire il movimento sindacale. La Fiom è sempre stata ed è un baluardo contro il terrorismo».
Ma un altolà questa volta è arrivato anche dalla sua segreteria. Per la precisione dal leader della «destra» interna Fausto Durante. La Fiom - ha attaccato il segretario nazionale - dovrebbe chiarire i rapporti con i movimenti e le associazioni no global «evitando di andare a braccetto con chi insulta il sindacato». Nessuna abiura, semmai - secondo Durante - «bisogna darsi dei limiti. Penso che non si possano disinvoltamente avere questi rapporti senza porsi il problema». Critiche identiche a quelle che Guglielmo Epifani rivolse tempo fa a Giorgio Cremaschi. E anche ieri la risposta dell’esponente della sinistra (Rete 28 aprile) è stata tutto tranne un’autocritica. Il dialogo del sindacato con i movimenti per Cremaschi è «fattore di democrazia» e non il suo opposto. «Quella del rapporto con i movimenti per la Fiom è stata una scelta congressuale che va rispettata». Semmai nella Fiom c’è «indignazione» per come è stato trattato il sindacato nel corso dell’inchiesta. Rimettere in discussione la linea della federazione più a sinistra del sindacato di sinistra? No. La Fiom andrà avanti «as usual». A partire dal rinnovo del contratto che sarà «conflittuale».
Linea sposata dal documento finale dove si respinge ogni tentativo di affermare «contiguità» tra terrorismo e la linea della Fiom fatta di «conflitto sociale e democratico» e di «lotta contro la guerra e il terrorismo».

E gli appelli alla vigilanza, come quello rivolto al sindacato dal premier Romano Prodi? Nel documento finale diventa un impegno a «mantenere alto il livello di vigilanza» sulla linea già decisa dall’ultimo congresso della Fiom. Cioè «il ripudio della guerra, il rigetto e la condanna di ogni forma di terrorismo».

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