«Il 2025 sarà l’anno della trasformazione digitale delle imprese, ma serve un’educazione digitale delle imprese italiane per accompagnarle verso una trasformazione sostenibile, etica e human-centered». Ne è convinto Pasquale Lambardi, presidente e amministratore delegato di Relatech S.p.A., che al Giornale racconta il futuro dell’Information technology. La sua società quotata sul mercato Euronext Growth Milan dal giugno 2019, si occupa di tutto il percorso digitale necessario alle imprese per dotarsi di un adeguato assetto organizzativo sempre più necessario, dall’intelligenza artificiale per migliorare i processi produttivi alla cybersecurity per difendere il proprio business attraverso la protezione di big data, cloud e blockchain in settori chiave come Pharma, Finance e Retail. Oggi dentro la società lavorano 700 persone in 9 sedi italiane (Milano, Brescia, Bologna, Torino, Parma, Genova, Roma, Napoli, Cosenza) e 5 sedi estere (Vienna, Monaco di Baviera, Lussemburgo, New York, Hong Kong), tanto che nel 2024 Relatech si è delistata a seguito dell’ingresso del fondo internazionale Bregal Unternehemerkapital nel capitale sociale di Relatech diventandone l’azionista di maggioranza.
Lo incontriamo a Milano dove è arrivato nel 2001 da Catanzaro, dove si è laureato in Ingegneria informatica presso l’Università degli Studi della Calabria. Con un risiko di 9 tra fusioni e acquisizioni oggi Relatech è al centro di un sistema di partnership scientifiche e tecnologiche con università come la «sua» Unical, centri di ricerca e imprese specializzate, laboratori, progetti di ricerca industriale, corsi universitari e spin-off nel campo dell’intelligenza artificiale, con spin off e hub di ricerca all’interno del campus universitario «per favorire lo scambio tra ricercatori e mondo delle imprese e l’attrazione di giovani talenti», spiega il manager.
Secondo il rapporto "Il Digitale in Italia 2025" l’anno scorso il settore è cresciuto del 3,7% (più del Pil) ora vale 81,6 miliardi di euro, ma in modo disomogeneo: il processo è a macchia di leopardo, con il Nord e la Lombardia a trainare, con un mercato da 26 miliardi di euro, un terzo del totale nazionale: «Vogliamo rimettere al centro la persona e il valore etico dell’innovazione, promuovendo un uso diffuso, inclusivo e responsabile delle tecnologie, in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030». Tra i suoi progetti per far «parlare» i macchinari, analizzare i dati in tempo reale e semplificare la gestione dei processi produttivi c’è Agritech, in cui Ai e "machine learning" analizzano i dati delle colture agricole del territorio e valutano l’impatto del cambiamento climatico, per ottimizzare l’uso delle risorse idriche e ridurre l’impiego di sostanze chimiche, in modo da accelerare una transizione verso un’agricoltura più intelligente, sostenibile e resiliente, «attraverso una graduale riduzione dell’uso di fertilizzanti e antiparassitari grazie alla previsione puntuale delle necessità delle piante, all’ottimizzazione dell’irrigazione attraverso il monitoraggio delle condizioni meteo e del suolo e alla valutazione dell’impatto del cambiamento climatico su diverse tipologie di colture», sottolinea Lambardi.
Grazie all’alleanza con Microsoft sull’intelligenza artificiale lavora «per una diffusione consapevole dell’AI generativa», resa concreta attraverso il coinvolgimento diretto dei team aziendali nei processi di trasformazione digitale», con l’introduzione di una figura nuova, il «Chief Copilot Officer, un manager capace di guidare l’azienda nella roadmap e di promuovere la cultura digitale «anche attraverso percorsi di formazione Ict e “Change Management”» rivolti sia ai clienti sia al personale interno, per garantire l’efficacia
dell’adozione tecnologica in ogni area del business. «Siamo in pieno Rinascimento digitale ma non dobbiamo dimenticarci che se vogliamo davvero fare innovazione dobbiamo mettere al centro la persona e i suoi valori. Non le macchine».