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Le nuove modelle che studiano da top: praticamente perfette difetti compresi

Vittoria Ceretti, Greta Varlese (ma non solo): ecco i volti nuovi in passerella Bellissime e difese da regole antianoressia

Elena Banfi

«Fare la modella è una professione seria e impegnativa: chi pensa di avere i numeri per farcela dovrebbe rivolgersi solo ad agenzie con esperienza certificata». Parola di Elena Mansueto, capo della divisione donna dell'agenzia Elite, una delle più importanti di Milano (il suo presidente è Piero Piazzi, agente delle top più famose, pietra miliare del settore). Da qui provengono tanti dei nuovi volti delle Fashion Week, le neo muse giudicate non dal numero di followers ma dall'intensità sprigionata davanti agli obiettivi. C'è Faretta, croata, rivelazione delle sfilate PE 2017; un bis di francesi (Camille Hurel, occhi da cerbiatta e Léa Julian, broncio snob) e di olandesi (Birgit Kos, amore innato per la natura e Yasmin Wijnaldum, preferita da Prada). C'è chi arriva da lontano come Jess PW, australiana scoperta a un festival musicale e la camaleontica Chu Wong, cinese.

E ci sono le italiane: Vittoria Ceretti (bresciana, la nuova Bianca Balti, scelta da Versace per la campagna by Bruce Weber), Matilde Rastelli (comasca che sogna di trasferirsi a New York) e Greta Varlese, calabrese, viso affilato e pelle di porcellana, appassionata di violoncello, erede di Mariacarla Boscono. Il loro successo è questione di personalità. La bellezza non è la perfezione: a colpire gli stilisti, oggi, sono i particolari, i difetti, il carattere. Queste ragazze, che a Milano sfileranno per le più grandi griffe, spiccano per lineamenti non convenzionali e una capacità di metamorfosi sorprendente. Ma anche per resistenza fisica, emotività granitica e una fiducia in sé stesse adamantina necessaria quando incontri persone negative, che ci sono (eccome) anche in un mondo che pare incantato. L'episodio più eclatante, a marzo, ha coinvolto gli agenti di casting di Balenciaga, denunciati per aver trattenuto 150 modelle su una scala buia e senza via d'uscita per ore.

Ma sono tanti i casi di ragazze-giunco scartate all'ultimo con l'accusa di avere la pancia gonfia o obbligate a bere solo acqua nelle 24 ore precedenti lo show. Oltre al carattere, serve la legge. Si parla tanto di anoressia, di ideali di bellezza inaccessibili per giovani generazioni portate all'emulazione ma poi, spenti i riflettori, torna il silenzio. La bella notizia è arrivata pochi giorni fa: i due leader del lusso, LVMH e Kering si sono uniti per redigere e far rispettare dai propri marchi la prima Carta per il benessere dei modelli, un protocollo che vuole combattere i disturbi alimentari e garantire elevati standard di integrità, responsabilità e rispetto.

Tra gli impegni presi: sfilate e campagne vietate agli under 16 e ai fisici sotto la taglia 38 (per le donne) e 46 (per gli uomini). In Italia, grazie ad Assem (Associazione Servizi Moda) da una decina d'anni esiste un Codice Etico, i modelli devono presentare un certificato medico, non possono avere meno di 16 anni e se non maggiorenni devono avere una scolarità certificata di 10 anni. Ma chi deve controllare l'osservazione delle regole? La Carta rivoluzionaria prevede un gruppo di monitoraggio composto da rappresentanti dei marchi, agenzie e modelle/i per lanciare un messaggio forte e chiaro: ispirare tutto il settore e richiamarlo una volta per tutte a uniformare gli standard.

E a rispettarli.

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