
Ogni anno in Italia si registrano oltre 40mila nuovi casi di tumore del polmone, di cui circa il 15% è rappresentato dal carcinoma a piccole cellule (SCLC), una forma particolarmente aggressiva e difficile da trattare che molto, troppo spesso porta a prognosi infausta per chi ne soffre. A peggiorare la già ostile condizione, il fatto che "al momento della diagnosi, la stragrande maggioranza dei pazienti presenta già la malattia in stadio esteso (ES-SCLC) e dispone di opzioni terapeutiche molto limitate" mette in evidenza Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), IRCCS, di Milano.
Sfidante da ogni punto di vista, lo scenario di questa malattia vede ora una luce, alimentata non tanto da parole e speranza quanto da numeri e concretezza medica. L'azienda biofarmaceutica PharmaMar ha appena annunciato i risultati positivi dello studio di fase 3 IMforte di Zepzelca (lurbinectedin) in combinazione con atezolizumab (Tecentriq) come trattamento di mantenimento di prima linea per i pazienti affetti da carcinoma polmonare a piccole cellule in stadio esteso (ES-SCLC), dopo la terapia di induzione con carboplatino, etoposide e atezolizumab. Si tratta del primo studio globale che non solo riesce a raggiungere, e superare, la fase 3, ma si delinea anche come una vera svolta terapeutica per affrontare la malattia.
"I risultati dello studio IMforte sono molto promettenti e indicano una potenziale opzione terapeutica in grado di modificare la pratica clinica e migliorare significativamente l'esito per pazienti con un importante bisogno medico insoddisfatto" dichiara con una certa soddisfazione de Marinis. "Con l'approvazione, i pazienti potranno avere accesso alla lurbinectedin in una fase più precoce del paradigma terapeutico, dove è possibile intervenire, aumentando la durata della risposta in una popolazione più ampia di pazienti, e, quindi, ritardando la progressione della malattia e prolungando la sopravvivenza" aggiunge Javier Jiménez, Chief Medical Officer di PharmaMar.
L'importante passo in avanti è già stato sottoposto all'attenzione dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO) a Chicago e pubblicato sull'autorevole rivista scientifica britannica "The Lancet". Non solo. PharmaMar ha anche presentato all'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) una richiesta ufficiale di autorizzazione all'immissione in commercio del nuovo trattamento a base di lurbinectedin con lo scopo di diffonderlo in abbinamento ad atezolizumab e proporlo come nuovo standard di cura per i pazienti. Per loro si apre una nuova era. Perché i risultati parlano chiaro.
Somministrata e ben tollerata da un campione di 483 persone colpite da tumore al polmone a piccole cellule in stadio avanzato, la nuova terapia ha portato, come riscontro ed esito, la riduzione del rischio di progressione della malattia o di morte del 46%, con una sopravvivenza globale media di 13,2 mesi rispetto ai 10,6 mesi del solo atezolizumab (senza l'aggiunta, cioè, di lurbinectedin). Numeri che fanno la differenza.