Nuovi guai per Schröder: nasce l’alleanza Lafontaine-postcomunisti

L’irriducibile nemico del cancelliere, uscito dalla Spd nel 1999, cerca il voto degli scontenti del partito

Salvo Mazzolini

da Berlino

I tedeschi ancora non sanno quando andranno a votare ma la campagna elettorale è già iniziata e sarà una campagna particolarmente vivace e ricca di novità. La novità più clamorosa è che per la prima volta il duello per la conquista della cancelleria sarà combattuto tra un uomo e una donna, tra Gerhard Schröder e Angela Merkel.
Ma accanto a questo duello ce ne sarà un altro altrettanto appassionante e carico di conseguenze: quello tra Schröder, il cancelliere uscente, e il suo irriducibile nemico, politico e personale: Oskar Lafontaine, il leader della sinistra socialdemocratica che nel 99, in uno scatto di rabbia, dopo un'ennesima lite con Schröder, si dimise da tutto, da ministro delle Finanze, da presidente del partito, da deputato, dalla politica. E che ora, davanti a uno scenario in cui Schröder è sempre più in difficoltà, sente arrivato il momento della rivincita.
Dopo sei anni di attesa e di autoesilio, durante i quali non si è mai trattenuto dal lanciare frecciate contro l'odiato rivale, Lafontaine ha deciso. Scende in campo e ritorna in politica candidandosi per un seggio in Parlamento alla testa di un nuovo schieramento elettorale formato da esuli usciti dal partito socialdemocratico (in polemica ovviamente con Schröder) e dal Pds, il partito dei postcomunisti ansiosi di alleanze che facciano dimenticare le loro origini di partito erede del regime che per quattro decenni governò la Germania orientale, prima con Ulbricht e poi con Honecker. Due anime della sinistra che in passato sono sempre state in conflitto ma che adesso hanno trovato un pro- gramma comune: portare via voti alla socialdemocrazia troppo moderata di Schröder e creare una nuova sinistra capace di bloccare le riforme della coalizione rossoverde. Insomma rendere ancora più dura la quasi certa sconfitta cui va incontro il partito del cancelliere. Il sogno che Lafontaine va inseguendo per pareggiare i conti con il suo nemico di sempre.
Mainhardt Nayhaus, arguto conoscitore della scena politica tedesca, ha scritto sulle colonne del Bild Zeitung che parlare di tensioni tra Schröder e Lafontaine sarebbe un eufemismo. I due uomini non potrebbero essere più diversi. Diplomatico, flessibile, amante dell'approccio suadente anche nei momenti più cruciali Schröder. Sanguigno e autoritario Lafontaine, detto anche il Napoleone della Saar.
Schröder non ha mai sopportato quel leader ingombrante alla sua sinistra e Lafontaine non ha mai perdonato a Schröder di essere diventato cancelliere al suo posto. Il nuovo schieramento elettorale per il quale Lafontaine si presenta candidato risulta dall'alleanza tra il movimento Wags (alternativa per il lavoro e la giustizia sociale), quello degli esuli socialdemocratici, e, come si diceva, il Pds. Non ha ancora un nome definitivo (si pensa di chiamarlo «democrazia di sinistra»), ma è stato deciso che saranno presentati candidati comuni.

Nei länder orientali il Pds potrebbe raccogliere i voti degli elettori delusi dalla riunificazione e in quelli occidentali degli elettori socialdemocratici arrabbiati con Schröder perché le sue riforme colpiscono soprattutto le classi più deboli.

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