Economia

Nuovo allarme sui conti pubblici E i tassi di interesse saliranno

Il vicepresidente Papademos: «Molti Paesi dovranno realizzare riforme strutturali»

da Milano

La Bce lancia un nuovo allarme sui conti pubblici di «molti» Paesi di Eurolandia. Non solo: ha assicurato che i tassi saliranno, con effetto negativo sui bilanci dei Paesi come l’Italia, appesantiti da un debito pubblico elevato.
Il vicepresidente dell’Eurotower, Lucas Papademos, è stato più che esplicito, durante la presentazione del Rapporto annuale del 2005 al Parlamento di Bruxelles: ha affermato infatti che l'attuale posizione di politica monetaria (i tassi sono al 2,50%) «è accomodante», ma per aumentare la stabilità dei prezzi, sono appropriati «ulteriori aumenti dei tassi nel corso di quest'anno». Papademos ha aggiunto che «tempi e misura» dell'aumento del costo del denaro «verranno decisi dal Consiglio direttivo della Bce».
Dal canto loro, gli Stati dovranno essere «più determinati» e soprattutto «evitare il ricorso a una tantum e ad azioni temporanee e mettere invece in atto misure efficaci di politica economica inquadrate in una strategia di riforma», se vogliono rimettere stabilmente a posto i conti pubblici.
Un’esigenza urgente, secondo la Banca centrale europea, che nel rapporto afferma che «molti governi non hanno programmi sufficientemente completi e credibili per affrontare in maniera radicale gli squilibri di bilancio». In particolare Germania, Italia e Grecia - rimarca la Bce - hanno infranto il Patto di stabilità, che pone un «tetto» del 3% al rapporto deficit-Pil, fin quasi dalla sua entrata in vigore nel 1999, contemporanea a quella della moneta unica.
E nel 2006 la situazione non sembra destinata a migliorare di molto. Sebbene in linea con il nuovo patto di stabilità e crescita, gli aggiornamenti dei programmi di stabilità non sembrano in grado di garantire progressi significativi. All’Eurotower si teme «che, ancora una volta, la maggior parte dei Paesi conseguirà risultati troppo modesti nel contenere i disavanzi di bilancio e non realizzerà neanche profonde riforme strutturali». L’istituto di Francoforte lancia quindi un avvertimento: «Senza misure aggiuntive numerosi Paesi della zona euro potrebbero non essere all'altezza dei propri impegni di risanamento».
Nelle battute finali del suo intervento, il vicepresidente Papademos ha attaccato con decisione le politiche protezionistiche: «Vanno evitate, in modo da stimolare la concorrenza e le prestazioni delle nostre economie».

Il protezionismo presenta «rischi per la crescita e per la prosperità economica a livello globale», e «il nazionalismo economico non è coerente con gli obiettivi centrali dell'Ue e con i principi fondamentali dell'Europa», ha concluso il banchiere centrale.

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