Il nuovo business della mafia: arricchirsi con le opere d’arte

DIA Nell’abitazione del padrino Zappia 345 dipinti di immenso valore

Ormai è assodato: la mafia ha scoperto che l’arte ha un valore. Economico, però. Il furto e il traffico di beni culturali hanno creato un business da primato per le organizzazioni criminali. Viene chiamata «archeomafia» e i numeri che vi girano attorno sono da capogiro. Solo nel 2009, secondo i dati del rapporto Ecomafia 2010, presentato ieri da Legambiente e dai carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, sono stati compiuti 882 furti di opere d’arte, trafugati 13.219 oggetti ed effettuati 45 arresti. Un vero e proprio assolto continuo ai tesori italiani a opera di mafiosi, trafficanti e collezionisti disposti a tutto. Sembrerebbe che il detto, «Impara l’arte e mettila da parte», i boss l’abbiano preso troppo sul serio. E possedere un quadro di valore nel proprio appartamento è diventato anche una moda.
L’esempio più eclatante è quello del 2009 quando la Direzione investigativa antimafia sequestrò al boss italo-canadese Beniamino Zappia, in carcere dal 2007, oltre 345 dipinti di immenso valore, tra tele di Guttuso, De Chirico, Dalì, Sironi, Morandi, Campigli.
Nel libro «L’impero della camorra», l’autore, Simone Di Meo riferisce che nel corridoio della villa dei boss Nuvoletta, appese alla pareti, c’erano vari quadri della scuola pittorica napoletana. «I pezzi rari e di alto valore, facilmente identificabili – spiega il generale Giovanni Nistri - una volta rubati vengono allontanati o nascosti, a volte per anni. E se i ladri non trovano acquirenti diretti, si rivolgono al mercato dei professionisti legati a un circuito di distribuzione su scala internazionale, che provvedono anche alla falsificazione dei documenti».
Il 20 gennaio scorso è stato sventato un traffico internazionale di reperti archeologici, realizzato attraverso una rete criminale capace di muoversi tra l`Italia, la Spagna, la Francia, la Germania e il Lussemburgo. La refurtiva recuperata dai militari era composta di 1.248 reperti archeologici e centinaia di fossili, per un valore stimato in 4 milioni e 350 mila euro. L`organizzazione aveva una consolidata esperienza alle spalle ed era dotata delle tecnologie più avanzate per gli scavi illegali, a cominciare da metal detector e dal geo-radar.
«Ogni anno scompaiono da musei, chiese, collezioni private o di enti pubblici migliaia di oggetti - spiega Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - Decine di migliaia di reperti vengono sottratti al nostro patrimonio archeologico, in siti incustoditi e magari poco valorizzati”. Molto spesso infatti, ad agevolare i ladri, c’è la distrazione, l’abbassamento del livello di guardia o scarse misure di sicurezza. Lo dimostra il recente caso di furto avvenuto al Museo d’arte moderna di Parigi dove un ladro è riusciuto, da solo, a rubare dipinti di Picasso, Matisse e Modigliani per un valore di 500 milioni di euro. Stando ai dati forniti dai carabinieri, i beni librari rubati nel 2009 sono stati 3.713 mentre 2.038 sono stati gli oggetti legati alla Chiesa. La curia è una vittima prediletta. Ne sa qualcosa il cardinale Sepe che, nel 2006, decise di togliere le opere d’arte dai luoghi di culto partenopei sostituendole con delle copie e spedendo gli originali nei musei. Il tutto dopo il caso delle 300 statuine sottratte al presepe di San Nicola. Stando ai dati dei carabinieri, le regioni più colpite dalle ruberie d'arte sono il Lazio (137 furti in un anno) e la Toscana (106). Ma il desiderio di accaparrarsi opere di valore non colpisce solo i criminali. Proprio ieri, infatti, i carabinieri di Bassano del Grappa hanno recuperato un quadro del XVIII secolo, rubato nel 2009 negli uffici comunali.

L’opera, di grande valore storico-artistico e di autore anonimo, appartiene all’arte lombarda. Per il furto è stata denunciata una donna che svolgeva le pulizie negli uffici. A volte, si sa, l’occasione fa l’uomo ladro.

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