Il nuovo Guidolin «Parma è a misura della mia bici»

Caro Guidolin, dev’essere una pacchia passare da un terremoto come Zamparini a uno pacifico e serafico come Ghirardi...
«A Palermo stavo bene e ho lavorato bene. Poi il rapporto col presidente si è logorato e sul campo sono rimaste le schermaglie tra me e Zamparini. Invece per tre anni abbiamo avuto grandi risultati».
Ghirardi è un tipo che le contesta la formazione?
«Qui a Parma ho trovato una società giovane e un presidente sereno e ambizioso. Veniamo da una promozione e da una partenza felice del campionato: per ora va tutto a gonfie vele. Mi sembra una persona molto equilibrata».
Come si vive a Parma?
«In modo divino. Mi sono trasferito con mia moglie, i figli sono via, uno all’estero, l’altro studia all’università di Padova, ho casa a 2 chilometri dallo stadio, posso andare in giro con la bici che è la mia passione. Ho un amico che mi scorta e conosco già a memoria tutti i percorsi per andare in collina».
A pranzo la trovano spesso al ristorante del fratello di Gene Gnocchi: c’è un motivo speciale?
«Di Gene non c’è traccia. Vado lì perché è una trattoria tipica e io preferisco il gusto antico. Faccio due chiacchiere, trovo simpatia, cortesia e calore».
Il segreto del Parma è la fusione riuscita tra vecchi e giovanissimi: conferma?
«Mi pare che stia funzionando. Panucci, che si comporta come se avesse giocato sempre con noi, ha legato con tutti gli altri. E così in ogni reparto: Zaccardo con Mirante, Paloschi con Amoruso, l’ultimo arrivato».
Dopo la prova di San Siro contro l’Inter, le sono arrivate le solite accuse di catenacciario: come si difende?
«Proprio domenica, a Genova, con la Samp ho collezionato 400 panchine in serie A, compresa l’esperienza francese. Bene: credo di aver dimostrato di essere tutt’altro che un difensivista. Chiedete ai miei giocatori di oggi e di ieri».
Visto che siamo in argomento: per lei Mourinho è simpatico o no?
«Le racconto un piccolo aneddoto. Ero in bici, dalle parti delle Dolomiti, pedalavo da 6-7 ore quando sono arrivato in un paesino sconosciuto, Cencenise, e lì, davanti al muro di una casa bassa, ho trovato una scritta gigantesca: zero tituli. Ecco, mi son detto: se quella battuta di Mourinho è arrivata fin quassù vuol dire che è un genio».
Due sorprese nel Parma: uno è Mariga e l’altro Galloppa, sottoscrive?
«Mariga non è merito mio, me lo sono ritrovato. L’hanno preso in Svezia quelli del Parma, hanno avuto occhio. Il ragazzo migliora settimana dopo settimana, sarà il prossimo Sissoko. Galloppa è uno completo, ha le tre g: gioco, gamba e gol».
Se l’aspettava di trovarsi 2 punti sopra il Milan?
«Assolutamente no. E non lo dico per fare il falso modesto. Col tempo, i valori tecnici emergeranno e torneremo alla normalità. Ma nel frattempo è meglio ribadire l’obiettivo dichiarato del Parma».


Quale?
«La salvezza, magari con mezza domenica d’anticipo rispetto alla scadenza naturale del torneo. In passato il Parma si è salvato, con Ranieri, grazie a una rimonta strepitosa e un’altra volta, con Carmignani, dopo lo spareggio col Bologna».

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