Il nuovo povero? È italiano, giovane e spesso con figli

L’osservatorio regionale sull’esclusione sociale denuncia 32mila casi di padri 35enni che non arrivano alla fine del mese. Nel 2009 le richieste di aiuto dei lombardi hanno superato quelle degli stranieri. Ma aumenta anche il numero dei volontari

Il nuovo povero? 
È italiano, giovane 
e spesso con figli

Sono poveri ma fanno figli i giovani italiani che non riescono ad arrivare a fine mese, e che a quasi quarant’anni devono spesso gravare sui conti di mamma e papà per non scivolare sotto la soglia della povertà assoluta. Ad aiutarli sono gli enti di assistenza non profit: nell’ultimo anno i volontari sono aumentati del 40 per cento.
I dati del rapporto Ores, l’Osservatorio regionale sull’esclusione sociale, parlano di trentaduemila nuovi poveri nel 2009 e mostrano che in Lombardia c’è una categoria emergente di persone in grave difficoltà che va a chiedere cibo o vestiti alle associazioni di volontario non profit: non sono stranieri ma italiani, non sono anziani ma giovani, di sesso maschile e età inferiore ai trentaquattro anni, non vivono da soli ma in famiglia e di solito hanno almeno un figlio minorenne da mantenere. In una parola proletari, coloro la cui speranza è nella prole.
L’inversione di tendenza è netta: non solo per la prima volta il numero di italiani che ha chiesto aiuto ha superato gli stranieri (50,4 per cento rispetto a 49,6), ma l’incremento sull’anno precedente è stato del tredici per cento, un vero boom di richieste da parte degli italiani, dato che i ricercatori interpretano come un segnale delle «crescenti difficoltà occupazionali ed economiche degli autoctoni».
A guardare il bicchiere mezzo pieno, c’è da dire che l’incidenza della povertà in Lombardia è inferiore al resto d’Italia. «Su dieci milioni di abitanti vive sotto la soglia della povertà assoluta il tre per cento della popolazione, una percentuale molto inferiore al 4,6 per cento del Paese. Inoltre una quota molto significativa di poveri trova assistenza nell’esercito della carità, ovvero il welfare delle associazioni non profit» commenta il direttore di Ores, Luca Pesenti. E aggiunge: «La quantità di famiglie povere con figli dimostra che non fare figli non è una scelta legata alle condizioni economiche, ma spesso dipende da tutt’altri fattori».
I poveri in Lombardia sono trecentoquarantamila persone (centotrentatremila famiglie), ma forse sarebbe meglio dire poverissimi, perché il dato riguarda coloro che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, ovvero hanno una spesa mensile per consumi inferiore alla spesa ritenuta necessaria dall’Istat per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Poverissimi anche perché hanno però condizioni di vita peggiori che nel resto del Paese e fanno maggiore fatica a uscire dalla loro situazione.
È una povertà più intensa e stagnante.

Se ne accorgono bene nelle associazioni non profit, che hanno assistito duecentoottantaduemila persone e segnalano «un sovraccarico medio alto», con un 43,5 per cento di strutture che si sentono affaticate. Ma nonostante la fatica, i volontari sono sempre di più.

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