Politica

«Il Nuovo Psi a sinistra? Voglio l’unità socialista non l’Unione con Prodi»

Luca Telese

da Roma

Allora onorevole Moroni, lei ha già deciso, sta passando armi e bagagli con Prodi?
«No, guardi, si fermi: non ho nessuna intenzione, come dice lei di passare con Prodi».
Eppure ho sotto gli occhi una sua intervista al Corriere della Sera: «Chiara Moroni, sì all’Unione». Le faccio notare che è il titolo.
(ride). «Come, lei fa il giornalista e si fida ancora dei titoli?».
Come, lei fa la deputata e vuol farmi credere che un politico come lei lascia un titolo al caso?
«Allora se ha un dubbio mi faccia una domanda chiara».
Da quel che ho capito lei è disposta a dare l’addio a Berlusconi per passare con Prodi. È così o non è così?
«Non è così, anzi: io, tra Prodi e Berlusconi continuo a scegliere Berlusconi, per motivi umani, politici e affettivi. Berlusconi è un riformatore che ha delle difficoltà, Prodi non è un riformatore, punto».
Però lei, malgrado questa preferenza, non è insensibile al richiamo della foresta dello Sdi, che è nel centrosinistra, nonchè alleato di Prodi.
«Il discorso che faccio è questo: noi, da sempre, ci siamo dati due obiettivi prioritari. Il primo è rompere questo asfittico bipolarismo maggioritario. Il secondo - ma primo per priorità - è l’unità socialista».
Bene, la prende larga...
«Per nulla. Le cose stanno così: se lo Sdi accetta di dialogare con il Nuovo Psi, se rompe la sua subalternità all’Unione e si impegna per ricostruire la famiglia socialista, noi siamo disposti a dialogare».
D’accordo. Ma andandovi a collocare con Boselli nel centrosinistra?
«No, senza collocarci da nessuna parte! Il processo che mettiamo in moto, è cercare di ricostruire un forte partito socialista. Con la riforma elettorale e il ritorno al proporzionale le attuali geografie politiche sono destinate a cambiare».
Mi scusi, ma devo insistere: la riforma proporzionale per ora non c’è.
«È un impegno preciso di Berlusconi».
Non è che questa sua frase sia un buon incentivo per lui...
«Perché?».
Lei sta dicendo che se fa la riforma i socialisti del Nuovo Psi come lei, «per premio» abbandonano la sua coalizione?
«Ripeto: non ho nessuna intenzione di diventare un soldatino dell’Unione, se facciamo l’Unione socialista è per essere più liberi».
A destra o a sinistra vi dovrete pur collocare!
«Un partito socialista forte e di nuovo unito dialoga con le due coalizioni e favorisce in ognuna di essi il rafforzamento della componente riformista».
Alla fine ha vinto Boselli, e voi andrete dove sta lui...
«Non ha vinto né Boselli né De Michelis, hanno vinto i socialisti se riescono a sotterrare i propri rancori».
Quelli dello Sdi le hanno detto cose terribili. Ha scordato?
«No. Secondo dei compagni di Brescia sfruttavo la storia di mio padre per fare politica».
E lei che gli ha risposto?
«Non gli ho nemmeno risposto: vede, in nome di mio padre, e ne sono orgogliosa, sono stata insultata in Parlamento. In nome di mio padre ho fatto politica da laica, contro gli integralismi di entrambe le coalizioni, a partire dal referendum».
Quindi perdonerà i compagni di Brescia?
«Vede, gli insulti stolti non mi possono ferire».
Dunque Boselli le ha mandato un messaggio molto carino, e lei è rimasta sedotta.
«No, guardi, non sono cappuccetto rosso. Credo che lo Sdi debba dimostrare di essere emancipato dal centrosinistra. Solo a queste condizioni si può fare l’Unità socialista».
Ad esempio?
«Mi aspetto che Boselli sul proporzionale si smarchi dalla museruola maggioritaria che vorrebbe imporgli Prodi».
E accetterà di candidarsi insieme ai radicali?
«Con loro ho già fatto tante battaglie, a partire da quella sulla procreazione».


Ciononostante non esclude di potersi ritrovare in un collegio blindato, a inseguire i voti dei ds?
«Guardi, ho fatto tre campagne elettorali, sudandomi sempre ogni voto, e senza mai avere un paracadute: qualunque scelta faccio, non metto in conto di trarne vantaggi elettorali».

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