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Obama e Trichet fanno ripartire le Borse

È stato un lunedì rosa per le principali Borse. In Europa, Parigi è salita dell’8,6%, Francoforte del 7,6%, Londra del 6,1%, Milano del 6,4% (più 7,5% l’S&PMib, il paniere che raccoglie i pesi massimi di Piazza Affari).
Uno sprint generalizzato che ha permesso ai listini del Vecchio Continente di recuperare 300 miliardi in termini di capitalizzazione.
Bene anche Tokio (+5,2%) e Wall Street dove il Dow Jones è cresciuto del 3,46%, mentre il Nasdaq del 4,14%. Le brutte notizie, dal calo della produzione alla crescita della disoccupazione (a ottobre nei 30 Paesi più industrializzati è aumentata dello 0,6% rispetto a un anno prima), sono probabilmente state messe in secondo piano rispetto alle basse quotazioni raggiunte (prezzi quasi dimezzati da gennaio), perché ritenute già scontate dai grandi investitori in attesa di segnali positivi per rientrare sui mercati.
Ieri a stimolare gli acquisti è stato soprattutto l’annuncio del presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama, di un piano di rilancio dell’economia Usa e del varo del pacchetto di aiuti all’industria dell’auto. Nel fine settimana Obama ha promesso agli americani i più grandi investimenti in infrastrutture che siano mai stati fatti dagli anni ’50, compreso un mega piano per la diffusione di Internet. Misure che dovrebbero generare 2,5 milioni di posti di lavoro. A queste iniziative si aggiunge il pacchetto specifico per l’automobile che sta mettendo a punto la Casa Bianca: prende forza la possibilità che alle tre grandi malate di Detroit (Gm, Ford e Chrysler) vengono erogati finanziamenti per 15 miliardi di dollari. Da notare che il volano, o il salvagente, dell’economia di questi tempi è rappresentato dai governi, sia con interventi diretti, sia come regia delle grandi operazioni di salvataggio. L’agenzia Bloomberg ieri ha calcolato oltre un terzo delle 20 maggiori acquisizioni bancarie annunciate nel terzo trimestre di quest’anno sono state indotte dai governi. In Europa ieri ha pesato anche il discorso del presidente della Banca centrale, Jean-Claude Trichet, davanti all’Europarlamento di Bruxelles. Non che Trichet abbia delineato un quadro roseo. Tutt’altro: ha detto che la debolezza dell’economia globale e l’indebolimento della domanda interna dovrebbero persistere nell’ultimo trimestre 2008 e in quelli subito successivi (la previsione è che il prodotto interno lordo dell’area euro nel 2009 non cresca o cali dell’1%), ma in seguito «dovrebbe aver luogo gradualmente una ripresa, sostenuta dal calo dei prezzi delle materie prime e partendo dal principio che il contesto esterno migliorerà e che le tensioni finanziarie si indeboliranno». Insomma il presidente della Bce ha detto una cosa abbastanza ovvia ma che facilmente si dimentica di questi tempi: che l’economia è ciclica e ai periodi di calo seguono quelli di ripresa. Tanto è bastato a ridare fiducia alle Borse del Vecchio continente. Riguardo alle materie prime, petrolio in testa, i rimbalzi degli ultimi giorni hanno spinto i titoli del settore, che essendo in genere società a grande capitalizzazione hanno contribuito ai rialzi dei listini.

In Italia ieri Eni, principale società del listino, è salita del 14%, dopo che il fondo Lybian Energy Fund ha manifestato l’interesse ad acquisire una quota del 5%, che potrebbe in seguito salire fino al 10%.

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