"Obama presidente". Così il verdetto dei primi exit poll

Il candidato democratico ha un vantaggio di 8-10 punti Ha prevalso la preoccupazione per l’economia . Al Senato i repubblicani perderebbero ben sette mandati rispetto alla precedente elezione

nostro inviato a Columbus (Ohio)

Obama verso la presidenza. Era una sensazione diffusa ieri pomeriggio negli Usa e i primissimi exit poll l'hanno confermata, sebbene tra mille cautele. Troppe volte i sondaggisti in passato si sono sbagliati, ma il margine sarebbe ampio, forse incolmabile per McCain: addirittura dell'8-10 percento secondo la maggior parte degli istituti. Obama controllerebbe la Pennsylvania, uno degli Stati che il senatore repubblicano riteneva indispensabile conquistare, ed è andato bene in Virginia, Indiana, Nord Carolina, tradizionalmente conservatori. Le prime proiezioni per il Senato confortano i democratici che riuscirebbero a conquistare altri sette mandati, raggiungendo quota 58. Ma John McCain per tutto il pomeriggio ha invitato alla cautela.
«Gli exit poll storicamente tendono a sovrastimare i consensi democratici», si legge in un memorandum inviato dagli spin doctor repubblicani alla stampa. Vero. Nel 2004 John Kerry era dato vincente e con un margine abbastanza ampio, di oltre il cinque per cento, ma alla fine gli americani decisero di confermare George Bush alla Casa Bianca. Rasmussen, uno degli istituti più seri, conferma: «Gli elettori progressisti rispondono ai sondaggisti molto più volentieri dei repubblicani e degli indipendenti, che spesso preferiscono negarsi». Più alta è l'affluenza alle urne, maggiore è la distorsione dei dati. E ieri, secondo le prime stime, oltre 135 milioni di elettori si sono recati ai seggi, otto milioni in più rispetto al 2004. Una ragione in più per accogliere con cautela le prime proiezioni.
A confortare le aspettative democratiche sono state le ultime analisi sociologiche. Di Zogby, ad esempio, l'istituto che alla fine della settimana scorsa riteneva possibile la rimonta di McCain, ma che martedì pomeriggio non gli dava più alcuna opportunità, accreditandolo di appena il 42,7% dei voti, oltre undici in meno rispetto al candidato democratico. Ancor più significativo è l'orientamento per tipologia di elettori. McCain sperava di conquistare le simpatie degli ultimi indecisi e delle donne, che però non avrebbero ceduto alle sue lusinghe. Al contrario. Il 24% degli indipendenti e il 20% delle elettrici avrebbero preferito Obama, come gli ispanici e ovviamente i neri.

McCain avrebbe sfondato solo tra gli over 55 e i pensionati, ma non sarebbe riuscito a motivare la base del partito: solo l'85% dei simpatizzanti repubblicani si sarebbe recato alle urne, contro il 91% dei democratici. Tanti segnali in una sola direzione, avvalorata da Wall Street, che ha chiuso in forte rialzo ritenendo scontata la vittoria del primo Presidente di colore nella storia degli Stati Uniti.
MF

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