Ferruccio Gattuso
da Milano
Se fosse una montagna, lui che le ama al punto di salirci in vetta, sarebbe un vulcano. A ottantadue anni suonati, cinquanta dei quali passati a fare tv, Mike Bongiorno è come sempre il terrore dei giornalisti dalle biro non perfettamente cariche, dai bloc notes con poche pagine e dal polso a rischio di slogature: perché l'impresa è stare dietro ai suoi amarcord, alle sue battute, e alle imperdibili sincerità. In sgargiante giacca azzurra con cravatta a fare da irreprensibile abbinamento, Supermike si è presentato («abbronzato di Vietnam, da dove sono appena tornato: ora se la passano bene, ci sono belle spiagge, sono tutti giovani tra i 25 e i 35 anni, forse perché quelli più vecchi sono morti tutti a causa della guerra», il commento da impareggiabile gaffeur) a illustrare la sua ultima avventura televisiva intitolata Il Migliore. Un quiz, naturalmente, che lancerà su Rete 4 da domani in prima serata per sei puntate una «sfida d'intelligenza» tra concorrenti scelti dalle più svariate categorie professionali. Ogni puntata, nel più classico dei giovedì sera, venti sfidanti di ciascuna categoria (si parte con i docenti universitari, poi verranno ingegneri, piloti d'aereo, architetti, giornalisti tv e, dulcis in fundo, parroci) devono superare eliminatorie, un testa a testa tra i due più bravi e veloci competitori. Dopodiché, come vuole l'adagio, vinca il migliore.
In questo fuoco di fila di domande e risposte, la star è ovviamente lui, Mike Bongiorno, pronto a piantar paletti su come vada intesa la sacra arte del quiz: «Il format del Migliore - spiega - viene dall'Inghilterra (Britain's Brainiest, ndr), ha avuto successo in Europa, e perfino a Singapore, Nuova Zelanda e Australia, ma io lo voglio adattare al nostro Paese e al mio stile. Solo il primo round avrà domande a risposta multipla, dopodiché il meccanismo sarà come deve essere quello di un buon quiz, e cioè a domanda secca. Un tempo ai quiz partecipavano gli espertoni, ora si cerca di venire incontro a tutti. E non solo: si esagera coi premi. Il nostro vincitore si aggiudica 10.000 euro, un po' pochini di questi tempi, ma in Inghilterra i concorrenti vanno addirittura gratis, per il solo piacere di andare in tv». Sei puntate, per cominciare: «Perché poi - spiega ancora Mike - ci sono i Mondiali, e chi ci va contro quelli? Almeno questo è ciò che mi ha detto il direttore di Rete 4 Giancarlo Scheri, che mi ha promesso altre puntate in autunno. Sempre che non tiri fuori le solite questioni di budget: ma se non mi promette la ripresa io me ne vado».
Sorride, Supermike, e non può far altro che sorridere anche Scheri, seduto accanto a lui, letteralmente impossibilitato a scippargli il microfono. Il conduttore numero uno, però, sa anche fare il prezioso: la Rai del direttore generale Alfredo Meocci gli aveva promesso, per il prossimo novembre, sei puntate di un programma dedicato alla storia della Rai: «Da un paio di mesi non so più nulla - rivela Mike - ma sono convinto che si farà. Mediaset mi permette di andare in Rai per qualche ospitata, tra poco andrò dalla Carrà: sabato, infatti, parto per Beirut, per la realizzazione di un documentario sui bambini abbandonati, che illustrerò in una puntata di Amore». E nemmeno davanti all'ipotesi Festival, Mister Allegria smorza lo slancio volitivo: «Certo che presenterei Sanremo, soprattutto se insieme al mio amico Fiorello». E Mike parla pure di politica, e delle parole di Bertinotti sul «dimagrimento» di Mediaset: «Non c'è alcun motivo per essere preoccupati: non faranno mai chiudere Rete 4... Lui è di sinistra ma gli stessi altri capi di sinistra hanno poi precisato che non è assolutamente necessaria una cura dimagrante».
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