RomaNel registro delle condoglianze mancano solo le firme degli autonomi che negli anni Settanta scrivevano sui muri «Kossiga Boia». Lui li aveva perdonati da tempo, tanto che inaugurò una mostra fotografica sui graffiti che lo riguardavano. Loro no, e come la pensano lo hanno spiegato con un «buona agonia» scritto in uno striscione appeso pochi giorni fa a Roma.
Per il resto tutti hanno reso omaggio a Cossiga. Anche gli avversari degli anni Novanta, quando divenne nuovamente un bersaglio della sinistra parlamentare; il «nemico» da additare ad elettori e militanti, questa volta non come guardiano troppo severo dellordine pubblico e della legge, ma come nemico delle regole e della Costituzione. In attesa di Silvio Berlusconi che sarebbe sceso nellagone politico poco dopo, rubandogli il primato.
A esprimere ufficialmente il cordoglio del Pd ci ha pensato il segretario Pier Luigi Bersani che lo ha descritto come «una persona singolare e straordinaria e una parte della nostra storia». Filippo Penati, capo della segreteria Pd, addirittura un «coraggioso uomo delle istituzioni».
Il partito del quale facevano parte Bersani e Penati, il Pds, insieme ad un altro pezzo di opposizione, chiese la sua imputazione per le esternazioni su Gladio e Cossiga si ritrovò a fronteggiare lunica vera richiesta di impeachment della storia italiana. Achille Occhetto lo definì «giacobino e rivoluzionario». Lo accusò di essere il regista di «un disegno neoautoritario». I temi erano, oltre alle rivelazioni a proposito della struttura clandestina anticomunista, erano la giustizia e le riforme. La chiave di lettura di Occhetto era semplice: cè unalleanza tra il presidente della Repubblica e laltro grande nemico, il segretario del Psi. «Esiste da tempo un asse Craxi-Cossiga», spiegò. Lobiettivo di questa alleanza, assicurava Occhetto, è instaurare il presidenzialismo in Italia.
Nel commiato di ieri, il fondatore del Pds, ha ricordato lo scontro e ha spiegato che la richiesta di Impeachment arrivò perché «ritenemmo che svolgesse le sue funzioni ben oltre il ruolo che la Costituzione riserva al Capo dello Stato, e non a caso fu definito il Picconatore». Insomma, aveva delle «ombre», ma ieri è scomparsa «una personalità che è stata centrale nella storia politica».
Tra i protagonisti degli anni difficili di Cossiga che hanno parlato ieri, anche Oscar Luigi Scalfaro. A proposito dellimpeachment, a suo tempo disse che «è un fatto chirurgico», che, quando la medicina, non basta più «può essere utile». Poco prima delle dimissioni da Capo dello Stato del Picconatore, Scalfaro disse di Cossiga: «quando andrà a casa sua sarà sempre tardi». Poco dopo fu eletto al suo posto al Quirinale. Ieri lesponente storico della Dc ha preferito ricordare lultimo colloquio. «Lho inteso lultima volta al telefono il 26 luglio scorso, giorno del suo compleanno; mi chiamò perché gli avevo scritto un biglietto di auguri; mi parlò senza alcun tono di voce, tale che riuscivo a sentire soltanto il suo faticoso respiro, che mi ripeteva con commozione il suo grazie; rinnovai ogni augurio, ripetendogli: Francesco, ti voglio molto bene». Insomma tra i due, assicura il presidente emerito, cera, «unamicizia profonda».
Molto onestamente, il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero ieri ha riconosciuto che «si è spento un avversario a viso aperto che ci ha combattuti e ha vinto». E lo ha descritto come «un combattente determinato e spietato», che «non ha combattuto per la democrazia, ma per il sistema capitalistico occidentale, e ha vinto».
Laconico Antonio Di Pietro: «LItalia dei valori si associa al dolore della famiglia per la scomparsa del presidente emerito della Repubblica». Cossiga fu tra i primi a intravedere il futuro politico dellex pm.
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