A dieci anni dalla sua tragica ed inattesa morte leditoria francese rende il dovuto omaggio a François Furet. E di estremo interesse è il volume LExperience du passé di Ran Halévi (Gallimard, 2007, pp. 113), primo profilo intellettuale dello storico transalpino. La descrizione che Halévi offre del maestro Furet è rilevante almeno per due ragioni. Innanzitutto perché descrive in maniera fedele la rivoluzione copernicana operata da Furet rispetto alla metodologia storica francese e in generale a quella continentale. Furet diviene uno dei massimi nemici del determinismo storico (e di conseguenza dellapproccio marxista allanalisi storica) e contemporaneamente mette al centro del proprio sforzo intellettuale il «politico», cominciando a studiare il passato alla luce del presente e degli interrogativi che questultimo pone allo scienziato sociale.
Il secondo grande merito del testo di Halévi è quello di mostrare come questo percorso, che parte dalla critica dell«ortodossia rivoluzionaria» e si spinge fino a quella dellutopia comunista, possa essere compreso soltanto analizzando con attenzione i differenti passaggi dellesperienza personale e professionale di Furet. Il primo di questi è quello del 1978. Con Penser la Révolution française Furet riporta il mito rivoluzionario nellalveo della politica e ribadisce come esso possa essere compreso solo se studiato nella sua dimensione complessiva, senza contrapporre un 1789 positivo ad un Terrore negativo. Il 1989 è una cesura fondamentale nellopera di Furet e Halévi ricorda come da questo momento diventi il XX secolo la sua nuova passione. La molla che lo spinge a scrivere Il passato di unillusione è in gran parte di matrice biografica: indagare la fascinazione delluomo (e dellintellettuale) per il comunismo comporta anche una sofferta opera di scavo nei suoi nove anni di militanza nel Pcf (1947-1956). Ma il comunismo, passione rivoluzionaria perversa del XX secolo, mostrando tutto il suo odio nei confronti delluomo borghese, diventa il vero e proprio emblema di una fondamentale contraddizione della società democratica.
E qui siamo al terzo ed ultimo passaggio del percorso intellettuale di Furet, che chiude il cerchio della sua riflessione. Fondata a partire dalla rivoluzione francese sullaffermazione delluguaglianza di tutti i cittadini, la società democratica crea costantemente ineguaglianza. Ne consegue una condizione di crisi, non tanto economico-sociale, quanto soprattutto politica e culturale. La passione rivoluzionaria, presente in modo continuo nella storia delle democrazie occidentali, diventa il tentativo malato e distruttivo operato per cercare di sfuggire a questa crisi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.