
Lavorare non basta: a Milano aumentano le persone che non riescono ad arrivare a fine mese nonostante il lavoro. A fotografare la situazione è il rapporto "La povertà nella diocesi ambrosiana 2024" realizzato dall'Osservatorio diocesano povertà e risorse che ha esaminato i dati provenienti dai servizi per i senza dimora, per i migranti e per le famiglie oltre a quelli di 187 centri di ascolto sui 407 sul territorio. Il numero dei centri monitorati è aumentato dell'11% (erano 168 nel 2023) e questo spiega anche l'aumento del 6,8% del numero di richieste di aiuto (64.431 contro le 59.354 del 2023) e delle persone aiutate 18.934 (+9,8%). Due terzi di queste sono persone seguite da anni, segno di una "cronicizzazione" di bisogni a cui non si riesce a dare risposta. Un terzo sono volti nuovi. Per la maggior parte donne (il 58,2% ma gli uomini sono leggermente aumentati arrivando al 41,8%) e stranieri (12.388), con un aumento del 5% in due anni dovuto, secondo la Caritas, alla "perdurante inefficacia del quadro normativo" che non permette di ottenere permessi a chi viene da Paesi ritenuti sicuri anche se di fatto non lo sono come il Perù, come dimostra il fatto che il 23,1% dei migranti che si rivolgono alla Caritas è peruviano. Il 12,2% di chi richiede aiuto ha più di 65 anni, dato "lievitato" rispetto a 10 anni fa quando erano il 3,7% ma che dopo il forte aumento negli anni del Covid si è stabilizzato. Significativo il numero di under 35 (19%), che sono quasi tutti stranieri.
A essere in aumento sono le richieste di aiuto di chi ha uno stipendio: una persona su quattro di quelle che si è rivolta alla Caritas (esattamente il 24,6%) lavora ma comunque non guadagna abbastanza per mantenersi, mentre nel 2016 era il 14,5%.