Oggi Ponzoni sentito dai pm «Nessun affare con i calabresi»

Ieri gli sono arrivati in carcere - insieme con i vestiti pesanti che aveva chiesto ai suoi difensori - anche alcuni libri. Ma la sua giornata nella cella di Monza il consigliere regionale Massimo Ponzoni l’ha passata soprattutto a prepararsi all’appuntamento cruciale che lo attende per oggi: l’interrogatorio con i pubblici ministeri Walter Mapelli e Donato Baggio che hanno chiesto e ottenuto il suo arresto per bancarotta fraudolenta, concussione, corruzione e altri reati. E che lo accusano di costituire un prezioso «gancio» nel mondo della politica per gli interessi dei clan calabresi in Brianza.
Per i rapporti con la ’ndrangheta, la Procura non formula alcuna imputazione a carico di Ponzoni, ma si limita ad utilizzarli come una sorta di sfondo dell’inchiesta, per dimostrare la pericolosità del soggetto. Ma proprio per questo oggi Ponzoni cercherà di dimostrare che i suoi contatti con la comunità calabrese sono roba passata, stretti («ma non sapevo che si trattava di criminali») all’epoca della sua prima elezione nel 2005 e poi interrotti. A sostegno di questa versione, i suoi legali Luca Ricci e Sergio Spagnolo produrranno un appunto dei carabinieri di Cesano Maderno secondo cui «la formazione della giunta comunale a Cesano Maderno è stata effettuata secondo gli accordi politici voluti da Massimo Ponzoni, il quale ha di fatto estromesso i Moscato dalla vita politica cesanese».


Per quanto riguarda le accuse di corruzione legate alle varianti urbanistiche, Ponzoni spiegherà di non essersi mai occupato nel dettaglio delle scelte degli enti locali, ma di avere come coordinatore del Pdl brianzolo semplicemente segnalato l’esigenza di tutelare le aziende del territorio e il loro ruolo di sviluppo economico e occupazionale.

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