Caro Novellino, lei ha
preferito il derby di Torino
a quello di Genova.
«Sono grandi partite,manella
Samp contro il Genoa ho
vinto 3 derby su 3 nel 2003.
Da allora non vi sono più state
sfide, né a Genova né a Torino
e quella con la Juve mi
stimola particolarmente».
Quanto le è spiaciuto lasciare
la Sampdoria e quanto è
invece felice di tornare granata?
«La felicità Toro è quella che
chiunque prova nell’allenare
il Milan o l’Inter, il massimo
nel calcio. Io sono cresciuto
nel Torino, giovanili e prima
squadra e questo è un sogno
che si avvera. La Samp però
mi resterà sempre nel cuore,
Garrone in particolare».
Le piace il Torino che il presidente
Cairo oggi le affiderà?
«Sì, anche se c’è ancora qualcosa
da cambiare. Il mercato
l’ho fatto io e ora aspetto un
difensore e, magari, Bojinov.
Quasi sicuramente verranno
ceduti Stellone e Abbruscato.
In attacco c’è abbondanza
con Ventola, Bjelanovic, Di
Michele che può fare almeno
15 gol e ci sarà grande concorrenza
per due posti».
Da Quagliarella a Rosina,
meglio o peggio?
«Bene entrambi e poi cambia
l’età. Sono felice per Quagliarella
e per la strada che
sta facendo. Anche Rosina
ha qualità e posso sfruttarlo
in diversi ruoli, dietro le punte
o sulla fascia».
Ma che Toro vedremo?
«Camaleontico, con tanta gioventù
e tanta esperienza, senza
punti di riferimento per gli
avversari. E tutti stiano attenti,
perché di sorprese ne faremo
tante».
E come la mettiamo con
«nonno» Corini?
«Basta con Volpi, avevo Corini
in testa, uno che può esprimersi
alla grande per ancora
due campionati e far crescere
Barone che è pur sempre
un campione del mondo. Il
mio sarà un centrocampo tosto,
con grande carattere, formato
da guerrieri e corridori».
Ma sulla carta è più forte la
Juventus o il Torino?
«In base ai nomi la Juve ci è
superiore, ma poi vediamo
cosa dirà il campo. Sopperiremo
alle nostre carenze con
l’impegno e la volontà».
Un anno fa l’Italia è diventata
mondiale. Cosa è rimasto
di quel trionfo?
«Me lo sento dentro il mondiale
per la felicità che mi ha
procurato, ha vinto l’Italia,
hanno vinto tutti. Però ci siamo
dimenticati i problemi
che c’erano e ci vuole tempo
per cambiare, ma ci sono ancora
grossi nei. Flachi per
una bambinata è stato fermato
per due anni, mentre Davids,
per un collirio, venne sospeso
tre mesi. È stato distrutto
l’uomo e il giocatore:
bisogna cambiare, l’antidoping
va fatto a tutta la squadra.
E poi le scommesse, chi
ha pagato meno e chi di più.
No, non va bene così».
Che campionato sarà il prossimo?
Al Toro interesserà
solo arrivare davanti ai
bianconeri?
«Senza penalizzazioni sarà
bellissimo. Tutti sullo stesso
piano, occorre ridare credibilità
al nostro calcio. Le favorite
sono sempre quelle».
Ma perché lei non è mai approdato
in un grande club?
«Il Torino è un grande club
ed io non vedevo l’ora che mi
chiamasse Cairo, me lo sentivo.
Ad altri non sono piaciuto
perché sono sempre chiaro e
non porto giacca e cravatta.
Certe volte prima di parlare
dovrei contare da uno a dieci,
masono fatto così. Al Toro
porto la mia esperienza, determinazione,
personalità,
sincerità e lealtà. E la voglia
matta di vincere».
Chi vorrebbe allenare?
«Ibrahimovic.
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