Oggi si vota in Marocco Religiosi in testa

RabatDimenticate le piazze arabe, il sangue versato per far crollare i regimi fondati sul potere di un sol uomo. Il Marocco oggi elegge la sua Camera dei rappresentanti: 395 seggi indicati, si teme, da una bassissima percentuale. Dopo un’estate di entusiasmi, alle urne in massa per votare la Costituzione, a Rabat è pressante l’invito a disertare i seggi. Il rischio astensione non è però un messaggio al Re. È rivolto ai partiti, che hanno tradito le aspettative candidando vecchi dirigenti.
Infischiandosene della richiesta di cambiamento che proveniva dalle piazze marocchine, i politici hanno basato la campagna su questioni come il sesso, le quote rosa. Non sull’annuncio di riforme. Ma su problemi come il turismo sessuale che attanaglia per esempio Marrakesh o Agadir. O su come gestire la poligamia, presente ancora in alcune zone del Paese. Sempre con il consenso della prima moglie, si è detto. Con alcuni partiti che hanno perfino specificato se è giusto dormire prima con una e poi con l’altra. D’altronde sono questi i temi che il Parlamento potrà affrontare. Perché il partito islamico, anche in caso di maggioranza, non sembra in grado di superare il 20 per cento e dunque governare da solo. La maggioranza non sarà sicura neppure per il primo classificato.
Alcuni osservatori dicono che il Marocco pullula di «Scilipoti», politici eletti dal partito, più che dalla gente, che dall’oggi al domani possono cambiare casacca e far mutare gli equilibri in Parlamento. La recente riforma ha infatti indicato un metodo di voto senza preferenze. Con uno sbarramento al 6 per cento che, implicitamente, esclude molti cartelli. Ciò ha fatto imbestialire tanti giovani. Che hanno subìto, più che seguito, questa campagna elettorale. Due settimane in cui si è parlato di infrastrutture. Chiunque vive in Marocco conosce già l’ascesa positiva dell’asfalto, i manti stradali sono in continuo allargamento, perciò i neolaureati avrebbero preferito bypassare ciò che va bene e discutere di riforma del sistema politico, facce nuove. Di immigrazione dal sud, che qui comincia a farsi sentire (c’è chi è favorevole e chi parla di stranieri che vengono a rubare il lavoro); di omosessuali che devono avere spazio nel Paese (un movimento è dichiaratamente omosex); del milione di disoccupati, che non sono tantissimi, ma fanno soffrire i “neodiplomati” promossi al rango di categoria sociale e di mamme con figli a casa senza futuro.
Il movimento «20 febbraio», che ha animato la rivoluzione marocchina (copia-incolla dal modello egiziano) è diventato un mosaico di casacche diverse. La democrazia c’è. Manca il ricambio generazionale. In Parlamento, però, andranno anche molti giovani: 30 seggi riservati a candidati sotto i quarant’anni. Quota inserita dal Re nella Costituzione insieme con i 60 seggi per le signore. Sarebbero, 60. Perché i partiti, improntati ad un maschilismo antico, non ne hanno candidate abbastanza: 57 fra tutte le liste. Saranno elette. Ma rappresentano solo il 3,75% dell’assemblea. I partiti in corsa sono una trentina. Un solo grande: il cartello islamico Pjm. Per fronteggiarne l’avanzata è nata un’alleanza curiosa, 8 partiti che le tv hanno ribattezzato «G8». I «grandi», guidati dal Pam, un partito minestrone con dentro uomini di destra e sinistra, di centro e pure molti tecnici, vorrebbero salvare il Marocco dalla deriva shaaritica. Mentre Istiqlal, il partito centrista oggi al governo, è in caduta libera nei sondaggi.
Il Parlamento dovrà tradurre in leggi le linee guida della Costituzione voluta da Mohamed VI.

Il giovane monarca, prima di partire per la Francia ha ribadito sostegno alla tornata elettorale. Ma ha mantenuto un certo distacco. Il clima è teso. Il ministero dell’Interno ha fatto sapere che 200 candidati sono analfabeti, mentre 862 vantano solo l’istruzione elementare.

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