Ogni risposta ha il suo scrittore

A proposito di scrittori/1. Non so a voi, ma a me spesso chiudendo il libro di un grande autore viene voglia di sapere tutto su di lui: come sarà di persona? Cosa pensa? Come vive? Cosa mangia? Per esempio, di Cormac McCarthy, io vorrei sapere tutto. Anche perché di lui si sa poco o niente. E quel poco è avvolto da un alone di leggenda, alimentata dal fatto che in vita sua ha rilasciato solo sette interviste. Per esempio: sarà vero che da giovane era talmente povero da dormire in macchina e si lavava nei fiumi? O che un giorno, speso l’ultimo dollaro, ricevette una busta con ventimila dollari, gentile omaggio di un lettore anonimo preoccupato per le sue sorti? Sull’ultimo numero di Rolling Stones c’è una delle rarissime interviste (complice l’uscita del film dei fratelli Coen tratto da Non è un paese per vecchi) dove McCarthy svela che non ha mai votato in vita sua, che non legge romanzi, che non frequenta scrittori e artisti ma solo scienziati e fisici (più interessanti e rigorosi). Tra le tante risposte intelligenti, ecco la più intelligente: «Ci sono due cose che contano veramente nella vita di un uomo: trovare un lavoro che ti piace e trovare qualcuno da amare con cui dividere la tua esistenza. In pochissimi riescono a ottenere entrambe le cose». Un grande.
A proposito di scrittori/2. Poi ci sono i bestselleristi alla John Grisham, che non interessano affatto come persone, ma incuriosisce come lavorano. Sull’ultimo numero di Time, alla lettrice Cynthia Moyer che gli domanda «Un libro l’anno non ha conseguenze sulla qualità?», riponde: «Non credo, perché se anche avessi più tempo non lo userei. Io aspetto gli ultimi tre mesi per scrivere il libro. Ho imparato l’arte di procrastinare frequentando Giurisprudenza. Mi sono perfezionato quando facevo l’avvocato e ora sono un esperto». Un po’ meno grande.
A proposito di scrittori/3.

E veniamo a Susanna Tamaro che su Repubblica di ieri presenta a Natalia Aspesi il suo nuovo atteso romanzo Luisito (Rizzoli) e si lamenta dei giornalisti perché le fanno sempre le solite domande: È dell’Opus Dei? È lesbica? È fascista? Se una volta per tutte rispondesse in modo chiaro, con un sì o con un no, forse i curiosi passerebbero oltre e non le farebbero più le stesse domande. Molto meno grande.
caterina.soffici@ilgiornale.it

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