«Olimpiadi» di lettura del Corano

Manila Alfano

Nel lungo mese di Ramadan è uno dei programmi più attesi dal mondo musulmano. Le tv satellitari arabe di ogni Paese lo trasmettono in diretta, a casa le famiglie sono tutte col fiato sospeso ad aspettare il verdetto dei giudici. Come ogni anno tutto dev’essere perfetto per le «Olimpiadi di lettura del Corano» a Dubai. L’organizzazione è mastodontica, ogni dettaglio, ogni particolare viene sistemato con cura. Sul palco ottanta partecipanti aspettano nervosi il loro turno per esibirsi. Il più grande ha 21 anni, il più piccolo è un bambino di 4. Arrivano da tutto il mondo: Iran, Irak, Brasile, Australia, Stati Uniti. Hanno studiato moltissimo, letto e riletto per ore ogni singolo versetto del Corano, lo hanno imparato a memoria, fino a ricordarne parola per parola, come una mania, come un’ossessione. Ma per vincere a Dubai l’allenamento non basta. Oltre ad una memoria di ferro ci vuole l’intonazione giusta, melodia, timbro della voce che regola i passaggi. «Chiunque salga su quel palco sa che deve rendere orgogliosi noi e il suo Paese d’origine. Questa è una grande prova», spiega Ahmad al Suwiedi, il capo dell’organizzazione. «In un mondo così difficile questa è una delle cose più positive che possano succedere», dice Ahmad Nasser Rabbah, 15 anni brasiliano di terza generazione. «Tutti i miei amici mi guarderanno alla tv e farò di tutto per farli sentire orgogliosi di me», continua Ahmed Khoshid che rappresenta gli Stati Uniti. Dopo due settimane di esibizione, martedì scorso, ha vinto Khubaib Muhammad, 10 anni, etiope. È stato premiato direttamente, con un assegno da 700mila dollari, dall’emiro di Dubai Sheik Mohammed bin Rashid al Maktoum, ritenuto anche uno dei più prestigiosi lettori di Corano al mondo. Il versetto che avevano scelto i giudici presentava qualche difficoltà.

Khubaib ha avuto un momento di confusione, ma è durato un istante, si è concentrato, ha chiuso gli occhi e ha alzato lievemente le braccia verso il cielo, la sua voce poi è riuscita a conquistare tutti. Per 20 minuti la sala è rimasta come in estasi. «Volevo vincere - ha detto il bambino - per sentirmi benedetto da Dio». Ma il suo sogno resta un altro: «Cosa voglio fare da grande? Guidare la croce rossa».

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