Omar: "Ho ucciso per colpa di Erika Sono pentito, ora voglio un futuro"

Per la prima volta l’autore del massacro di Novi Ligure si racconta: "È stata tutta una sua idea. Non mi sto giustificando, ma sono cambiato"

Omar: "Ho ucciso per colpa di Erika 
Sono pentito, ora voglio un futuro"

Lo scoop è di «Panorama»: Omar Favaro ha accettato di mettere nero su bianco per il settimanale la sua verità sul massacro compiuto il 21 febbraio 2001 insieme all’ex fidanzata Erika De Nardo. E soprattutto di spiegare perché, nove anni dopo aver ucciso la madre della ragazza e il suo fratellino, meriti di rifarsi una vita, scaricando la colpa di quanto è successo su Erika, tuttora in cella. Un testo vergato a penna su fogli a quadretti, in un italiano semplice ma chiaro che «Panorama» ha anche sottoposto a una grafologa. Eccone alcuni ampi stralci.

Ancora oggi posso confermare che è stato un grosso errore quello di essermi isolato dal mondo solo per stare con Erika; inoltre io e lei insieme facevamo uso di droghe. Inoltre non ero più me stesso e non ragionavo più liberamente con la mia testa perché mi ero allontanato dalle mie amicizie, dalle mie abitudini e passioni, solo per accontentare Erika. Tengo a precisare che non ho mai rinnegato la mia famiglia (...).

La famiglia di lei Fin dall'inizio mi sono sempre assunto le mie responsabilità, da subito ho confessato cosa avevamo fatto e ho sempre ammesso di avere avuto una parte attiva nel reato commesso. Non ho mai avuto rapporti con la famiglia di Erika, li conoscevo di vista, sapevo chi erano, ma purtroppo non ho mai avuto l'occasione di conoscerli, o meglio mi avrebbe fatto piacere conoscerli, però Erika non ha mai voluto. L'idea di uccidere la madre e il fratello di Erika è nata ed è maturata solo ed esclusivamente da parte sua, io non avevo nessun tipo di motivo e nessun odio nei loro confronti.

Senso di colpa Porterò sempre con me quello che ho fatto, non dimenticherò mai, ma riesco a convivere col passato e con quello che ho fatto proprio perché ho elaborato a fondo come ero e i miei errori, ho sofferto e mi sono confrontato con me stesso guardandomi dentro, inoltre certi dolori e certe sofferenze sono riuscito a superarle non solo con il lavoro che ho fatto su di me, anche con l'aiuto e l'amore della mia famiglia, che non mi ha mai abbandonato e mi è sempre stata vicino in tutti questi anni. Non ho paura di uccidere ancora, so benissimo che non potrei mai più fare del male a nessuno e nemmeno mi farò mai più condizionare da qualcuno nella mia vita. Sono convinto che nessuno potrà mai comprendere quello che io ho passato in questi anni e quello che mi porto dentro. Giudicare è troppo facile, sforzarsi di capire e perdonare è troppo difficile. Con queste parole non mi sto giustificando, non ci sono giustificazioni; so però quello che la maggior parte della gente pensa e credo che bisogna trovarsi in certe situazioni per capire.

Non mi vergogno Il carcere in se stesso non aiuta il recupero e il reinserimento di una persona, non si recupera una persona tenendola chiusa in una cella, è solo una punizione, in questo modo si rischia di incattivire e peggiorare la persona che ha commesso il reato o comunque che nella sua vita ha sbagliato. Il vero recupero può solo venire se il soggetto vuole cambiare e capire i propri sbagli pentendosi, naturalmente bisogna trovare intorno delle persone che capiscono la tua voglia di cambiare e di essere aiutato.

Io non provo vergogna nel farmi vedere in giro, ma non accetto di essere ripreso e fotografato dai giornalisti in mezzo alla strada solo per dare degli scoop televisivi e far vendere più giornali, danneggiando solo la mia persona e il mio futuro da ricostruire. 

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