Immaginate che vi chiami un amico dallAustralia e vi chieda come va la crisi in Italia. Voi rispondete: «Il capo dello Stato ha dato un incarico finalizzato». E che caspita vuole dire? Cosè? Un rebus? Un Bartezzaghi senza schema? La pagina più difficile della Settimana Enigmistica? Allora, per spiegarvi, prendete il comunicato del Quirinale e lo leggete con santa pazienza: «Il Presidente della Repubblica ha conferito (a Marini) lincarico di verificare la possibilità di consenso su una riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale allapprovazione di tale riforma e alla soluzione delle decisioni più urgenti». Scusate, cè qualcuno che sa tradurre?
A questo punto il vostro amico dallAustralia come minimo è svenuto. Del resto se provaste a recitare un testo simile in mezzo alla strada, senza rivelare lautorevole fonte, arriva lambulanza. È un linguaggio incomprensibile, una contorsione verbale, un attorcigliamento logico. Roba che sta al comune sentire come Olindo e Rosa al premio della bontà.
In effetti Marini e Napolitano, i compromessi storici, stanno tentando unoperazione di Palazzo, che non ha alcun contatto con il Paese reale. Unoperazione piuttosto spericolata, e se vogliamo dirla tutta, anche un po ai limiti della Costituzione. Perché, se non andiamo errati, non rientra tra le prerogative del Presidente delle Repubblica quello di costituire un governo per approvare una specifica legge.
Pensateci bene: articoli 87 e 92. Il capo dello Stato nomina il presidente del Consiglio. Ma non può nominare il presidente del Consiglio con lincarico di far approvare una (e una sola) legge. Non è previsto, non è possibile: lincarico ad legem è una forzatura giuridica, uninterpretazione sbarazzina della norma. È come se Napolitano si fosse voluto assegnare poteri speciali. E infatti limbarazzo si percepisce, quando ammette: «Decisione non rituale».
Decisione non rituale, esploratore ma solo un po, incarico non pieno epperò finalizzato. Ma di che stiamo parlando? Poi non si lamentino se la gente si allontana dalla politica, spingendosi financo ad applaudire Grillo. Non ci possono prendere in giro più di tanto. Napolitano e Marini, per esempio, dicevano ieri a reti unificate che la maggioranza degli italiani vuole la riforma elettorale. È falso. La maggioranza degli italiani vuole votare. E non accetta che il voto sia sequestrato, non accetta i trappoloni, le formule bizantine, le nuove convergenze parallele, le contorsioni verbali, le trame e le imboscate in stile prima Repubblica.
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