Roma - «Cerchiamo di stabilire dei principi e poi diremo che Belpietro ha sbagliato, però prima lo diciamo agli altri direttori che nei mesi scorsi si sono comportati come lui». Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, venerdì sera alle Invasioni barbariche su La7, ha stigmatizzato le prese di posizione e le critiche contro il Giornale.
«Con Belpietro ho tanti motivi di polemica - ha aggiunto Casini - ma, parliamoci chiaro, non è che uno si sveglia e fa Alice nel paese delle meraviglie. Ieri quando erano stati altri giornali a pubblicare, tutti zitti».
L’ex presidente della Camera ha invitato la classe politica ad assumere una posizione univoca in materia senza ammiccamenti o moralismi opportunistici. «Io inviterei - ha affermato - molti miei colleghi a darsi una regolata, o esistono i principi o le convenienze».
Pur riaffermando che «quello che è successo a Sircana è barbaro», Casini ha sottolineato che la vicenda ha lo stesso peso di «quello che è successo a Sottile, Fazio o alla Falchi che manda sms al marito e viene riportato da tutti i mass media». La privacy a corrente alternata, quindi, è un paradosso. «Le intercettazioni devono servire a scoprire reati, quando vengono usate per costruire campagne mediatiche qualcosa non funziona», ha concluso.
La filippica dell’esponente Udc, tuttavia, non è stata l’unica voce contraria a levarsi contro l’intervento congiunto del Garante della privacy con il provvedimento che prevede la reclusione fino a due anni per la pubblicazione di notizie «eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione» e del Parlamento che intende sbloccare l’iter del ddl sulle intercettazioni. L’ex vicepresidente del Csm, Carlo Federico Grosso, dalle colonne della Stampa si è chiesto se non si intenda «cogliere il momento per introdurre, sotto l’incalzare dell’emozione, norme limitative in materia di stampa». La protezione della riservatezza non può «annullare l’informazione».
Dalle «gogne mediatiche» si è così passati alla difesa dei diritti fondamentali. Forza Italia, in questo senso, ha rinverdito la sua tradizione liberale. «Adesso riemerge un’inaccettabile tendenza a usare due pesi e due misure», ha osservato il vicecoordinatore nazionale, Fabrizio Cicchitto. «I direttori di giornale e i giornali che hanno attaccato Belpietro sono gli stessi che a suo tempo hanno sbranato Sottile adesso assolto. Il fatto che l’Ordine dei giornalisti se la prenda con Belpietro è la testimonianza di una faziosità senza pari», ha rilevato.
Così pure il presidente dei senatori azzurri, Renato Schifani. «Con Belpietro si sta veramente esagerando e in molti dovrebbero scusarsi con lui, ma anche con quanti sono stati vittime del doppiopesismo mediatico». Secondo Schifani, il direttore del Giornale «non deve essere l’unico parafulmine su cui scaricare l’altissima tensione dell’ennesimo putiferio italiano. Ci conforta che molti giornalisti, anche di sinistra, non abbiano condiviso questo tentativo di linciaggio».
Il clima appare cambiato se si considera che fino a tre giorni fa il responsabile Comunicazione Udc, Francesco Pionati, chiedeva una rapida approvazione «senza se e senza ma» del ddl sulle intercettazioni, mentre ieri l’altro il direttore della Stampa, Giulio Anselmi, pur contestando la svolta antiliberale parlava dell’«ombra di una bieca operazione politica». Allo stesso modo, il senatore ds Furio Colombo si è mosso controcorrente rispetto al rigore leguleio della Quercia. «Io non voglio cadere nell’errore - ha spiegato - di fare la dannazione di Sircana o la beatificazione di Belpietro. Ma neanche il contrario. L’intervento del Garante francamente non lo capisco. Siamo di fronte a una distorsione bipartisan».
Il radicale Daniele Capezzone ha invece bollato il provvedimento del Garante come «gravissimo» perché «invece di seguire l’essenza del sistema anglosassone (nessuna censura preventiva e chi sbaglia paga), qui si mette in gioco il cuore della libertà d’espressione». E poi ha prospettato uno stratagemma. «Credo proprio che dinanzi a questo attacco alla libertà - ha concluso - occorrerà studiare la praticabilità di azioni di disobbedienza civile».
Ancor più duro il senatore di An, Francesco Storace. «Sircana si deve dimettere», ha dichiarato ricordando che «un ministro, ed è stato il mio caso, si deve dimettere perché i giornali pubblicano storie di spionaggio poi archiviate.
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