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Ora le Coop di Unipol sfidano Generali

Con il salvataggio dell’impero Ligresti, le coop di Unipol si prendono una rivincita dopo lo stop alla scalata Bnl ed entrano col vestito buono nel salotto dell’alta finanza italiana, invitati dal padrone di casa Mediobanca. Salotto dove da anni siede il Leone delle Generali che ora si vede costretto a digerire il boccone amaro servito dall’azionista di Piazzetta Cuccia anche come vaccino anti-invasori stranieri, magari francesi. Ma è certo che un domani sarà pronto a mostrare i denti se i nuovi ospiti si dovessero allargare troppo. Del resto, lo ha già fatto durante la stagione delle scalate bancarie, quando venne corteggiato invano dalla Unipol di Consorte per il 7,5% posseduto in Bnl. Dal punto di vista industriale, il matrimonio Unipol-Fonsai darà vita al secondo gruppo assicurativo italiano per premi (21,2 miliardi nel 2010) a ridosso appunto delle Generali. Al primo posto nel ramo Danni, con un volume d’affari di oltre 11 miliardi e una quota del 32,7% del mercato dell’Rc auto, quasi il doppio rispetto al Leone (16%). Ma al terzo posto nel Vita, il tradizionale cavallo di battaglia del colosso guidato da Giovanni Perissinotto (nella foto). Quanto alle controllate bancarie, Fonsai non ha proceduto ad attività di sviluppo e anche Unipol Banca ha avuto qualche problema nella qualità degli attivi. Al contrario Banca Generali, impegnata anche nel risparmio gestito, ha sfiorato 1,3 miliardi di raccolta grazie a 12mila nuovi clienti conquistati l’anno scorso. Sul fronte del portafoglio immobiliare, infine, quello di Fonsai è stato valutato a fine settembre oltre 3,2 miliardi ma è destinato a ridursi per le dismissioni annunciate, mentre per Unipol pesa solo 179 milioni. Briciole rispetto al mattone di Trieste, che da luglio daranno vita a Generali Real Estate con un patrimonio di 28 miliardi, destinato a salire a 36 nei prossimi quattro anni.
L’assetto del gruppo Unipol-Fonsai dovrà superare l’esame dell’Antitrust. Proprio alla vigilia delle manovre di governo sulle liberalizzazioni che dovrebbero coinvolgere anche l’Rc auto. Sotto la lente del Garante finiranno le quote combinate delle due compagnie nei diversi rami assicurativi che non dovranno superare la soglia di attenzione compresa fra il 25% e il 40% del mercato (nell’Rc auto la nuova compagnia sfiorerà il 37%). In base alle prime stime degli analisti, la nuova Unipol dovrebbe cedere tra il 5-6% a seconda delle province: le maggiori sovrapposizioni sono in Lombardia, Campania e Puglia con un focus sulle agenzie di Firenze e Trieste.
L’Antitrust potrebbe inoltre puntare il dito sugli intrecci fra Mediobanca, regista del salvataggio, e i nuovi protagonisti del mercato assicurativo: Piazzetta Cuccia è il primo azionista di Generali con il 13,4% ma è anche creditore sia di Unipol che di Fonsai che a sua volta custodisce l’1,15% del Leone mentre la holding Premafin possiede circa il 4% di Mediobanca. Intrecci simili saltarono fuori durante l’istruttoria condotta dall’Authority nel 2005 sull’acquisizione di Toro da parte del Leone e sui collegamenti con Fonsai attraverso Mediobanca.

Se il Garante dovesse rilanciare i conflitti con Trieste, allora le quote combinate Generali-Unipol-Fonsai supererebbero il 50% del mercato. Un’operazione troppo «di sistema» per piacere a chi deve tutelare la concorrenza sul mercato.

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