Ora i guai di Sorgenia preoccupano anche la Cir

La holding dei De Benedetti rischia di dover rimborsare in anticipo un bond da 295 milioni. Oggi cda decisivo: le banche puntano i piedi

Ora i guai di Sorgenia preoccupano anche la Cir

Alla fine i 494 milioni di euro pagati dalla Fininvest di Silvio Berlusconi alla Cir della famiglia De Benedetti a titolo di risarcimento (molto postumo) per il Lodo Mondadori potrebbero risultare determinanti per sbloccare la vicenda Sorgenia.
Non si tratta, però, dei 150 milioni che le banche (Mps in testa) chiedono alla holding come «viatico» per convertire 300 milioni di crediti in capitale. Il salasso imposto dai magistrati al gruppo del Biscione consente a Cir di poter contare su un gruzzoletto di liquidità di circa 300 milioni (180 milioni se li mangeranno le tasse) che potrebbero servire a ripagare il bond ventennale con scadenza 2024 qualora il Trustee (il gestore) decidesse di chiederne il rimborso anticipato.
Quell'obbligazione, infatti, è l'unica a contenere una clausola, cosiddetta di cross default, per la quale i sottoscrittori possono considerare l'emittente insolvente qualora una delle sue controllate non paghi gli interessi sul proprio debito. Ed è il caso di Sorgenia che a gennaio non ha versato 60,7 milioni alle banche. Qualora il Trustee, in costante contatto con l'emittente, decidesse per il rimborso anticipato o una simile istanza fosse presentata dal 20% dei sottoscrittori, Cir dovrebbe sborsare 259 milioni cash. In tal caso, i proventi del Lodo Mondadori sarebbero manna dal cielo.
Anche questo tema sarà al centro del decisivo consiglio di amministrazione odierno della holding. Il presidente Rodolfo De Benedetti e l'ad Monica Mondardini dovranno fare il punto della situazione. In teoria, le banche si aspettano che si formalizzi la disponibilità a ricapitalizzare Sorgenia con i fatidici 150 milioni. Ma, molto probabilmente, la società cercherà di guadagnare ancora un po' di tempo in quanto le trattative proseguono sine die: il fallimento della controllata non farebbe di certo comodo agli istituti. La maggiore disponibilità ad accogliere le sollecitazioni dei creditori, evidenziata nel vertice di lunedì, non rappresenta di per sé un'accettazione dei diktat. Occorre ricordare che le banche non imporrebbero una sostituzione dei vertici di Sorgenia, ma - assumendone il controllo - accelererebbero il piano di dismissioni già varato e, ormai improrogabile, visto che la cassa del gruppo energetico sta per esaurirsi.
Ieri in Borsa Cir ha recuperato il 2,27% a 1,125 euro approfittando dell'intonazione positiva del mercato (che comunque scommette sul salvataggio della controllata) e del boom dell'Espresso (+5%).

I giudizi delle case d'affari si dividono tra buy e hold: se Sorgenia rappresenta un problema, la controllata editoriale (al di là dell'utile 2013 in forte calo) è un asset su cui gli operatori scommettono anche in vista dell'aggregazione dei multiplex digitali con quelli di TiMedia. Idem per l'automotive di Sogefi. Al di là delle vicissitudini «energetiche», la holding creata dall'Ingegnere tratta con uno sconto del 40% circa sul valore dei suoi asset.

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