«Abbiamo avuto un 2011 eccellente (217 milioni, ndr), siamo l'unico cantiere al mondo che non ha perso fatturato e ha mantenuto un utile di circa il 10%».
Allora dottor Perotti, solo qualche ammaccatura?
«Per Sanlorenzo si tratta del corollario degli ultimi tre anni, nel corso dei quali ci siamo salvati più degli altri. Tuttavia il 2012 è stato davvero l'annus horribilis non solo per la crisi economica, ma soprattutto per l'aspetto fiscale e la relativa caccia alle streghe. Questo ha terrorizzato il mercato italiano e quello europeo, si sono svuotati i porti e in un clima simile nessuno compra la barca nuova. Io, credo come molti miei colleghi, sono stato costretto valigetta in mano a prendere uno o due voli intercontinentali al mese per cercare di vendere qualcosa per il mondo. Prevedo che chiuderemo il 2012 in calo di circa il 15% a 190-195 milioni e un'ebitda che scenderà a 18-20 milioni. Tuttavia sono contento di aver limitato le perdite entro questi limiti».
E la nautica italiana? Sempre in terapia intensiva?
«Tenga conto che nel 2008 in Italia si fatturava 6,4 miliardi di euro, nel 2001 siamo scesi a 3,4, la previsione del 2012 parla di un fatturato di 2,5 miliardi. Significa che la nautica italiana sta facendo il 40% di quello che faceva nel 2008, cioè -60%. Ma c'è di più: mentre nel 2008 il fatturato era 50% Italia e 50% estero, quest'anno il 70% dei 2,5 miliardi riguarda l'estero. In poche parole, il mercato interno è passato da 3,2 miliardi a poco più di 750 milioni. Ma se me lo consente vorrei fare una personalissima considerazione...».
Prego, liberissimo.
«Pochi giorni fa Fiat ha fatto sapere che, perdurando la crisi, è molto improbabile un piano di investimenti in Italia. Si sono mobilitati tutti, a cominciare dal premier per finire ai sindacati. Marchionne - che io stimo moltissimo perché senza di lui non ci sarebbe più la Fiat - ha detto chiaro e tondo: Il Brasile ci aiuta, la Cina ci aiuta, l'Italia no. È vero, non ci sono più risorse e quindi il governo sta escogitando qualcosa per rilanciare almeno l'export. Benissimo, è un fatto positivo. Non vorrei essere frainteso, è un dovere dei governi assistere al meglio le imprese all'estero. Da torinese spero che Fiat rimanga per sempre in Italia, tuttavia noto che questo è un Paese di figli e figliastri. Perché la nautica deve essere sistematicamente bastonata? Nonostante il tracollo, conta ancora 30mila addetti diretti e circa 100mila nell'indotto ed esporta il 70% del suo fatturato complessivo. Ma non vedo in giro una sola persona che spezzi una sola lancia a favore di questo settore. Non solo: ci hanno imposto la tassa che ha fatto scappare le barche dai porti, siamo ostacolati in tutti i modi e per il fisco chi ha una barca è un evasore. Non ci sono servizi giornalistici sull'evasione che non abbiano a corredo una fotografia o un filmato di una barca. E Palazzo Chigi non muove un dito. Stiamo uccidendo uno dei settori dell'eccellenza italiana. Tenga conto che ogni milione di euro fatturato nella nautica è tutto prodotto in Italia, tutto fatto da artigiani qualificati. Miliardi di euro di fatturato, patrimonio dello stile, del design, dell'italianità. Perché vogliamo uccidere un'industria che rappresenta l'italianità nel mondo? Chi può spiegarmelo?».
E continua a crescere il clima di odio sociale...
«Quando parliamo di nautica la gente pensa ai ricchi che comprano la barca. Niente di più sbagliato. Lo ripeto fino alla noia: la nautica è fatta di 30mila persone che sudano sette camicie e che pagano le imposte. La barca non è l'oggetto per il ricco che forse non paga le tasse, ma un oggetto costruito da 60mila mani che lavorano tutti i giorni. Come fare le automobili, con la differenza che nella nautica non si può automatizzare nulla».
Terrore fiscale a parte... Che cos'è che non funziona?
«Non esiste una politica industriale. Le faccio un esempio: io sono stato recentemente in Cina per sentirmi dire: Venga qui, le regaliamo il terreno, lei costruisce in sei mesi il cantiere con un finanziamento a dieci anni, per i primi sette anni di attività zero tasse, le daremo un bonus del 12% a fondo perduto per ogni barca costruita in Cina ed esportata fuori dalla Repubblica Popolare. Le basta?».
Parliamo dei tormenti del 52° Salone Nautico.
«Presenze in calo del 35%, ma 900 aziende rappresentano di gran lunga la più grande partecipazione in Europa e forse nel mondo. Continuiamo a parlare di Cannes e Monaco, ma sono saloni che sono un decimo della nostra rassegna. Sarà un gran bel salone, forte, grande, unito. E di protesta...».
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