«Sono cresciuto pensando che Pio XII fosse stato un collaboratore dei nazisti, un Papa antisemita. Sono rimasto scioccato nellapprendere, dai documenti e dalla viva voce dei sopravvissuti, che la realtà è completamente e radicalmente diversa...». Gary L. Krupp è un ebreo americano, presidente di «Pave the Way», una fondazione indipendente che lavora per eliminare luso distorto della religione per fini privati e si adopera per identificare gli ostacoli al dialogo tra le religioni. «Uno dei temi più controversi e spinosi, nel rapporto tra ebrei e cattolici, è proprio la figura di Papa Pacelli: per questo - racconta Krupp al Giornale - abbiamo finanziato un progetto raccogliendo documenti e filmando il racconto dalla viva voce dei protagonisti ancora in vita».
«Pave the Way» ha organizzato a Roma, da domani a mercoledì, un importante convegno dedicato a Pio XII e alla grande opera di salvataggio dei perseguitati che la Chiesa cattolica su suo impulso mise in atto negli anni del furore nazista. Vi partecipano molti studiosi provenienti dagli Stati Uniti ed è la prima volta, negli ultimi decenni, che unorganizzazione ebraica fa sentire con così tanta forza la propria voce in controtendenza rispetto alla «leggenda nera» sul «Papa di Hitler».
«Pave the Way», nel corso del convegno romano - che precede altri appuntamenti dedicati alla figura di Pio XII voluti dalla Santa Sede in occasione del cinquantesimo della morte e che si concluderà con unudienza concessa da Benedetto XVI agli organizzatori - presenterà un volume di documenti che da soli bastano a sfatare quelle che sono considerate certezze acquisite sul «Papa dei silenzi». Eccone qualche esempio. Si è sempre presentato il concordato tra la Germania governata da Hitler e la Santa Sede come unalleanza tra Vaticano e nazisti, dimenticando che i concordati erano e sono trattati difensivi e che avvengono tra Stati. «Si dimentica pure - osserva Krupp - che nellagosto 1933, vale a dire un mese prima che il concordato tra Vaticano e Germania fosse ratificato, la stessa Germania e gli ebrei di Palestina siglarono laccordo di Haavara, che fu appoggiato e sostenuto dal Congresso mondiale ebraico del 1935».
Oggi il concordato tra lo Stato tedesco e la Santa Sede, siglato nel 1933, è ricordato al museo dello Yad Vashem con una foto e una didascalia che lo presenta come un patto scellerato, la prova della collusione tra il Vaticano (anche se allora il Papa non era Pacelli, ma il suo predecessore Pio XI) e i nazisti. Se così fosse, bisognerebbe concludere che un patto altrettanto scellerato venne concluso prima tra gli ebrei sionisti e il governo del cancelliere Adolf Hitler. In realtà laccordo di Haavara era stato siglato per favorire lemigrazione degli ebrei tedeschi in Palestina, così come il concordato fu siglato per cercare (invano) di difendere la libertà della Chiesa in Germania.
«È assolutamente da smentire - continua Krupp - qualsiasi contiguità di Pio XII con il nazismo. Abbiamo messo insieme 44 citazioni di discorsi, lettere e documenti dai quali emerge in tutta chiarezza e pubblicamente quale fosse il suo pensiero, come a esempio la lettera spedita dallallora cardinale Segretario di Stato Pacelli al cardinale tedesco Joseph Schulte, nella quale egli definiva i nazisti falsi profeti con lorgoglio di Lucifero».
Per quanto riguarda lopera di salvataggio degli ebrei perseguitati durante la guerra, «Pave the Way» ha messo insieme un dossier che testimonia, spiega Krupp, «come Pio XII sia stato luomo che ha salvato più ebrei nella storia». Dal diario di Adolf Eichmann, recentemente pubblicato, si apprende a esempio che il progetto iniziale di deportare ottomila ebrei italiani nei campi di sterminio fu interrotto dopo il primo giorno di razzia nel ghetto di Roma e lo stesso gerarca nazista mette nero su bianco che il Vaticano «ha protestato vigorosamente per larresto degli ebrei, chiedendo linterruzione» della deportazione.
Krupp contesta limmagine del «Papa del silenzio», impaurito di fronte a Hitler perché ossessionato dal comunismo o perché intenzionato a salvare soltanto i cattolici. «Il Papa - ricorda - fece tutto dietro le quinte, in silenzio. Non solo perché sapeva che era lunico modo per ottenere risultati, non solo perché sapeva che Hitler aveva dato ordine di rapirlo, ma anche perché aveva avuto la prova che i proclami e gli appelli non servivano a nulla. Anzi, potevano essere controproducenti, come nel caso della dichiarazione dei vescovi olandesi che nel luglio 1942 avevano protestato contro la deportazione degli ebrei, ottenendo non che questa si fermasse, ma che continuasse in modo ancora più duro, con la cattura anche degli ebrei che si erano convertiti al cattolicesimo».
Quello di «Pave the Way» è dunque un contributo importante, che mostra come allinterno del mondo ebraico non vi sia solo la voce di chi ha fatto di Pio XII il capro espiatorio della Shoah. Un contributo a una discussione più serena, della quale si sente il bisogno anche in campo cattolico, dove molti specialisti continuano a bollare come «apologetico» qualsiasi tentativo di aprire un dibattito serio su Papa Pacelli e sul suo ruolo, ignorando vecchi e nuovi documenti che smentiscono la leggenda nera. Una leggenda creatasi già prima della rappresentazione del dramma di Rolf Hochhuth Il Vicario (1963), alimentata dai servizi segreti dei Paesi dellEst.
«Come ebreo - ribadisce Gary L. Krupp - posso dire che nellopera concreta di salvataggio degli ebrei perseguitati, Pio XII fece concretamente molto più di tutti i leader politici e religiosi del suo tempo messi insieme.
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