nostro inviato a Erbusco (Bs)
Ramazzotti, quarant'anni dopo Una storia importante arriva con un disco che si intitola proprio Una storia importante.
"Un disco che è un mix tra passato a presente".
Quindici brani in totale, di cui sei inediti senza ospiti, tre con ospiti (Jovanotti, Elisa e Pezzali) oltre a collaborazioni internazionali con Alicia Keys e Carin Leon tra gli altri. E ancora Ultimo, Giorgia e Bocelli su hit intramontabili.
"Sono due versioni del disco, quella italiana e quella spagnola".
Ma in quella spagnola non c'è Ultimo.
"Lui non si sente all'altezza di cantare in spagnolo. Invece io gli dico sempre che in Sudamerica andrebbe fortissimo. Lui è in qualche modo il mio figlio artistico. Prima o poi lo convincerò".
Nel nuovo singolo Il mio giorno preferito fa riferimenti ai nostri giorni orribili.
"Beh basta vedere cosa sta accadendo in questo periodo nel mondo".
Qui a Erbusco, in Franciacorta a pochi passi da casa sua, Eros Ramazzotti celebra un disco che chiama "un volume uno" lasciando intendere che probabilmente continuerà a mescolare presente e passato mettendo di fianco brani inediti e rivisitazioni di vecchi classici. E, giusto per dare un senso a questa mescolanza, chiama sua figlia Aurora a sedersi di fianco e a intervistarlo. Figlia che parla con il padre. Generazioni a confronto. "Sono l'unica persona che può farti rispondere con più di tre parole", dice lei mentre in realtà lui parla e parla, non si trattiene, quasi si diverte a ritrovarsi sotto i riflettori a tre anni di distanza dall'ultimo disco. "Se un alieno ti incontrasse, tu cosa faresti?" gli chiede lei. "Canterei Aurora", risponde furbetto lui perché quella canzone nacque quando Michelle Hunziker era in dolce attesa. Certo, c'è un po' di nostalgia in questo Ramazzotti che a 62 anni ricorda quando il brano Una storia importante esplose in Francia "vendendo un milione di copie" e in qualche modo lo aiutò a uscire dai confini italiani. O quando si commuove citando Pippo Baudo che proprio a Sanremo gli garantì che "sei pronto per andare". E, in effetti, da allora il ragazzo nato ai bordi di periferia di strada ne ha fatta e, tanto per capirci, nell'ultimo tour mondiale ha fatto novanta date in trentasette Paesi. Stavolta saranno "solo" una trentina di Paesi nel mondo con partenza da Parigi nel giorno di San Valentino e fine a San Paolo in Brasile a fine novembre. In mezzo sette stadi in Italia, da quello di Udine il 6 giugno passando per Milano il 9 e poi Napoli, Roma, Messina, Bari e Torino. "L'Italia è la mia casa", dice lui, che ha la battuta pronta ma resta molto chiuso, spigoloso, guardingo. Però riassume bene: "Celebro quarant'anni di carriera per iniziarne altri quaranta".
Cambiato molto da quando ha iniziato, vero?
"Beh c'è una evidente responsabilità del sistema che dà la possibilità di cantare anche a chi non ce l'ha".
Si riferisce all'autotune.
"Siamo al punto che tanti non capiscono la differenza tra chi lo usa e chi no. Ma è una grande differenza".
Lei lo usa?
"Chi suona con me dice che me lo sono mangiato l'autotune ed essere intonati è una fortuna, non un merito, io non sono più bravo degli altri. Però bisognerebbe tornare a quando il pubblico sapeva distinguere tra chi canta e chi no".
Ad esempio?
"Se vai a un concerto di Lady Gaga capisci che cosa intendo. Anzi...".
Anzi?
"Mi inginocchierei sui ceci pur di duettare con lei".
In questo disco incontra un'altra volta Jovanotti.
"Ricordo il tour con lui e Pino Daniele".
Duetta anche con Pezzali nel nuovo Come nei film.
"Quando l'ho incontrato mi sembrava Teocoli, difficile trovargli un difetto, mi è sempre piaciuto".
Ci sono anche Giorgia e Bocelli.
"Bocelli è unico, riesce anche a pilotare un elicottero, anche se il suo l'ha appena venduto".
E Giorgia?
"A Sanremo quella volta doveva cantare un pezzo di Lucio Dalla e invece scelse Come saprei, che aveva la mia firma. E vinse. Anche oggi ha una voce molto fresca".
Ramazzotti è un simbolo pop.
"Il nostro pop non morirà mai. Il rap e la trap non hanno la forza del nostro pop. E poi io non sono capace di farli, io preferisco cantare".
È cambiato il modo di fare successo.
"Oggi in tre secondi sei su, diventi famoso. Poi stop, basta. Invece per me il successo è fare bene ed essere apprezzato per questo".
Scusi Ramazzotti, lei non aveva detto di volersi ritirare per "non vivere solo di memoria?".
"Ah sì, ho detto così. Forse ho perso la memoria, non ricordo...".