Politica

Ora è Woodcock a finire indagato per un fallimento

nostro inviato a Potenza

Sotto la pioggia di Potenza si mischiano le carte: i vip sfilati negli ultimi giorni sono un ricordo, i magistrati lucani vanno in trasferta per essere ascoltati da altri magistrati, tre giornalisti a caccia di un testimone vengono convocati come testimoni. E anche il pm di Vallettopoli, Henry John Woodcock, è sotto inchiesta per rifiuto d'atti d'ufficio. Dopo il Riesame che ha privato la procura lucana di molti «pezzi» dell'inchiesta su fotoricatti e presunte estorsioni, in un plumbeo venerdì l'altrettanto grigio palazzo di giustizia è orfano di molti dei suoi quotidiani protagonisti.
I gip Alberto Iannuzzi e Rocco Pavese, oltre allo stesso Woodcock, sono arrivati a Catanzaro per essere ascoltati dal pm Luigi De Magistris come persone informate sui fatti relativamente all'inchiesta sulle «toghe sporche» lucane, che indaga su un presunto comitato d'affari che agiva in Basilicata e che vede coinvolti diversi magistrati di Potenza e Matera. Ma è proprio a Catanzaro che Woodcock è indagato, insieme ad altri due colleghi, per gli strascichi di una vicenda cominciata nel '95. Il protagonista è Luigi Di Napoli, imprenditore 57enne di Gallipoli, che reagì alla richiesta di fallimento delle sue società avanzata da tre banche (Bn Commercio e Finanza, Popolare Pugliese e Ambrosiano Veneto) denunciandone i rappresentanti per estorsione e usura. Il tribunale di Lecce rigetta la richiesta di fallimento, ma nel 2000 la Corte d'Appello ribalta la sentenza. I periti della procura nel frattempo accertano che la Popolare Pugliese aveva chiesto a Di Napoli un tasso d'interesse del 292 per cento annuo. Da qui il rinvio a giudizio dei responsabili della Bpp per usura e di Bn Commercio e Finanza per estorsione. Ma nemmeno il sequestro preventivo dei ricorsi per fallimento e delle sentenze ferma la procedura fallimentare. Di Napoli allora denuncia un giudice delegato per quella che lui ritiene una grave inadempienza.
Il caso finisce, per competenza, a Potenza: se ne occupa Woodcock insieme a Giuseppe Galante e Silvia Santucci. Ma l'imprenditore talentino nel 2002 denuncia anche loro: ritiene che Woodcock e i suoi colleghi avrebbero dovuto adottare le misure cautelari necessarie a impedire la prosecuzione della procedura ai suoi danni per far sì che la famiglia dell'imprenditore non venisse buttata fuori casa, come poi è avvenuto. Per l'imprenditore, proprio a causa dell'inerzia della procura di Potenza. E qui si arriva a Catanzaro, dove il pm lo scorso 6 febbraio chiede l'archiviazione per i titolari dell'inchiesta: Woodcock, Galante e Santucci. Ma il gip Antonio Rizzuti la respinge, definendo parziali le indagini del pm: i magistrati di Potenza restano indagati per rifiuto in atti d'ufficio. Ma Di Napoli non si accontenta: per Woodcock, Galante e Santucci chiede l'iscrizione nel registro degli indagati per concorso in usura ed estorsione.
Vallettopoli, invece, si prepara a ripartire da lunedì. La sentenza del Riesame conferma a Potenza l'inchiesta per associazione per delinquere finalizzata all'estorsione, anche se molti degli episodi contestati sono stati trasferiti a Milano.

E per far luce sul giallo della crociera con politici, donne e cocaina, dopodomani verranno ascoltati come persone informate sui fatti i tre giornalisti che per primi riportarono la notizia dopo aver incontrato l'avvocato Piervito Bardi e la Virzì nello studio del legale.
(ha collaborato Luca Rocca)

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