Cronache

Ore 17.27: piazza Alimonda è mezza vuota

Cinquecento persone nell’ora della ricorrenza. Successo del convegno del Coisp

Ore 17.27: piazza Alimonda è mezza vuota

La Chiesa di N.S. Del Rimedio ieri è rimasta chiu­sa tutto il pomeriggio.

Sugli scaloni del sagrato alcune decine di no global. Il resto di piazza Alimonda mezza vuota.Iltraffico in via Invrea è continuato a scorrere normalmente.

Alle 17,27 del 20 luglio 2001 Carlo Giuliani stramaz­­zavaper terra, colpito da un proiettile sparatoper le­gittima difesa dal carabiniere Mario Placanica.

Alle 17,27 del 20 luglio 2011 in piazza a ricordare quel tragico fatto, c’erano solo 500 persone.

Alle 17,27 di ieri i poliziotti del sindacato Coisp si sonoriunitie, insieme adon FortunatoDiNoto han­no fatto un appello alla necessità di pacificazione: «senza rinfocolare l’odio contro le forze dell’ordi­ne» Genova non si è sentita di rispondere a quella grande adunata di massa, lanciata con il grido di dolore di Haidi e Giuliano Giuliani, abbracciati dalla piccola folla e da don Andrea Gallo, don Ciotti, il segretario di Rifondazione Ferrero, il leader dei Cobas Bernocchi e del Genoa Social Forum Agnoletto. Qualcuno ha urlato «carogne» e «assassini» ai pochissimi carabinieri in borghese e agli agenti della Digos, che hanno vegliato la piazza nel giorno del ricordo di Carlo. I più hanno cantato Bella ciao, sventolato bandiere rosse, antagoniste nere e cubane, battuto le mani, chiuso il pugno e chiesto «verità e giustizia», prendendosela pure con i magistrati che hanno archiviato il caso della morte del «ragazzo con l’estintore».

Anche se ieri è filato tutto liscio, Genova però ha di nuovo paura. Come dieci anni fa. Gli attivisti di alcuni centri sociali e collettivi studenteschi sono già pronti nel capoluogo ligure per far scattare la lotta, inneggiando a quella intrapresa contro le forze dell’ordine dai No Tav in val di Susa alcuni giorni fa. Genova teme il corteo di sabato, che si snoderà da Sampierdarena fino nella «zona rossa» del centro città.

«Non vediamo altro modo di stare a Genova - spiegano in una nota i violenti attivisti - se non quello di usare la memoria come cosa viva, innervata nelle lotte di oggi per il cambiamento. Non vediamo altro modo di difendere Genova da chi la vorrebbe pacificata ed inutile. Abbiamo l’intento di dare un contributo e non solo di assistere alle manifestazioni del Decennale. Con questo spirito, non possiamo non volgere lo sguardo alla grande lotta della Val di Susa: l’idea della militarizzazione contro il dissenso, delle zone rosse, della violenza che ha ucciso Carlo Giuliani e torturato tanti nel 2011, è ancora ben presente in Italia».

L’adunata dei compagni per il ricordo di Carlo è iniziata intorno alle 15. Prima il lenzuolo steso sul luogo della morte. Quindi la targa in marmo fissata in mezzo ai giardinetti della piazza. La senatrice Haidi Giuliani in mezzo ai ragazzi. Giuliano Giuliani intorno al palco per organizzare l’evento. Poi la musica, i mille slogan, il vino e il salame, un comico per far tornare il sorriso.

L’applauso e non un segno della croce, se non quelli di don Gallo e don Ciotti è cominciato poco dopo le 17,20. «Quello di Carlo e dei ragazzi del G8 - ha spiegato don Gallo - era soltanto un grido per cambiare le cose. Il parroco di piazza Alimonda avrebbe dovuto tenere le porte della chiesa spalancate. Sono amareggiato».
In mezzo agli slogan, si è puntato il dito pure contro taluna componente della magistratura. «Quei due magistrati che hanno archiviato il caso della morte di Carlo si dovrebbero vergognare - ha detto Giuliani - perché è stato un assassinio. Quei quattro imbroglioni dei periti del pm hanno offeso Carlo e la verità e lo dimostreremo. Il comportamento del pm e del gip è stato indecoroso. La pistola del carabiniere era orizzontale e il colpo era diretto a mio figlio». Non basta, quindi, che i vertici della polizia, dopo l’assoluzione di primo grado, siano poi stati addirittura condannati in appello. «Solo un confronto democratico - hanno spiegato ieri Matteo Bianchi e Franco Maccari del Coisp - può sanare le ferite e farci guardare al futuro con occhi diversi. I genovesi continuano a chiedere una presenza costante dei tutori dell’ordine in città, testimoniando la distanza che si crea fra politica e cittadini quando l’ideologia prende il posto delle idee concrete, come ha fatto la nostra sindaco Marta Vincenzi. Non si può continuare a mettere in discussione l’abnegazione dei poliziotti e nemmeno pensare che tutti i manifestanti possano imbracciare un estintore. Gli organizzatori del decennale del G8 hanno rifiutato il nostro invito al dialogo, bollandolo come provocatorio ed inopportuno».

«Per avere pace, soprattutto in una città che nel 2001 è stata devastata e messa a ferro e fuoco con la guerriglia di quei violenti e pericolosi no global - ha aggiunto Gianni Plinio, responsabile sicurezza del Pdl - occorre la volontà di tutti, dalla sindaco che non deve schierarsi a favore dei violenti e da quei no global e antagonisti stessi, che devono organizzarsi per manifestare pacificamente e per confrontarsi civilmente, senza usare e cercare lo scontro».
Fabrizio Graffione

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