Orfeo, opera più coraggiosa che giocosa

Opera Giocosa, sì, ma anche Opera Coraggiosa. Perché a rappresentare questi due Orfei - quello di Monteverdi e «Orfeo ed Euridice» di Gluck (in programma oggi) - ci vuole del fegato, soprattutto in una regione come la Liguria, dove il pubblico del teatro è legato così tanto alle cosiddette opere di repertorio. E invece «Orfeo» rimane - a torto, ci teniamo a sottolineare - un prodotto di nicchia, a uso e consumo di specialisti di musica antica e di addetti ai lavori. Peccato. Peccato perché prima di tutto è un autentico capolavoro, peccato perché, almeno per curiosità, non è male capire come fosse concepita un’opera musicale agli albori dei Seicento: «Orfeo» (1607 - dalla «Fabula di Orfeo» del Poliziano) è tra i primissimi esempi del genere, non dimentichiamolo, è un po’ il papà di tutto il teatro musicale di lì a seguire. E ancora peccato perché al teatro Chiabrera sabato sera c’erano delle poltrone vuote, e lo spettacolo non le meritava davvero. Bella esecuzione, bello spettacolo, anche se in forma di concerto: Alessandro De Marchi (che sarà sul podio anche per l’opera di Gluck) ha scelto una direzione brillante ed espressiva con una realizzazione molto intensa dei recitativi; bello anche l’effetto dell’orchestra (Accademia Montis Regalis con strumenti originali), suddivisa in tre gruppi - celeste, terrestre, infernale - dislocati sul palco e sulle balconate laterali, con l’impressione molto suggestiva di avvolgere il pubblico; bravo il coro e bravo infine il cast (tra cui F. Zanasi, G. Costa, M. Custer), interpreti specializzati in musica antica, tutti molto espressivi, hanno restituito con partecipazione gli «affetti» dei personaggi. Insomma, Orfeo con il suo «Possente spirito...» se del tutto non ha mosso a pietà Caronte, ha di certo convinto la platea, che ha decretato il successo della serata. Ma lasciamo Monteverdi e aspettiamo Gluck, che venerdì chiuderà la stagione autunnale savonese; sempre lui, Orfeo, il protagonista, il simbolo dell’arte civilizzatrice, della musica che con le sue inebrianti melodie placa la ferocia dell’umanità.

Anche questa pietra miliare della storia musicale, anche questo gioiello che raramente si ascolta nei teatri italiani: cast di prima scelta (A. Gemmabella, L. Campanella, B. Bargnesi), ma stavolta strumenti moderni e forma scenica. Non ci resta che affidarci alla sublime lirica di Orfeo.

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