Politica

OSTAGGIO DEI TROTZKISTI

L’Unità di ieri ha dedicato una cronaca sprezzante alla manifestazione romana pro Palestina: allietata come sappiamo da simpatici slogan tipo «10, 100, 1000 Nassirya», o «oggi come ieri, americani a casa nei sacchi neri». «Slogan da incontinenza cerebrale» ha sentenziato il quotidiano diessino: riservando righe gelide ai politici - tra gli altri i comunisti Oliviero Diliberto e Marco Rizzo e il «rifondatore» dissidente Marco Ferrando - che hanno partecipato al corteo. Diliberto, che ne sa una più del diavolo, ha trovato modo di spiegare da chi sono stati lanciati quei truci incitamenti di morte. «Sono provocatori per conto terzi. Sono pagati da Calderoli».
L’Unità si dichiara dunque scandalizzata da quanto è accaduto. Ma possiamo prenderla sul serio, e prendere sul serio il distacco ostentato nella circostanza dai leader del centrosinistra? Forse Romano Prodi, smarrito nei labirinti del suo immane programma, non se n’è accorto: ma l’ala ultragauchiste della sua coalizione ha incontenibili pulsioni eversive, e ci vuol altro che l’esclusione dalle liste elettorali del trotzkista Ferrando per ristabilire la quiete. Osserviamo intanto che l’esclusione è stata accompagnata, per bocca di Bertinotti - pronosticato presidente della Camera qualora il centrosinistra vincesse alle «politiche» - da espressioni di personale rispetto e di simpatia. Senonché a Ferrando non sono bastate queste attestazioni di stima: afferma d’avere con sé la maggioranza del partito, sfida Bertinotti a indire un referendum sulla cancellazione della sua candidatura. L’estremista degli estremisti si dice sicuro del fatto suo, il che significa rendere molto meno sicuri del fatto loro Prodi, Fassino, Rutelli. E anche un Bertinotti un tantino rinsavito, in apparenza.
L’uomo in cachemire adotta ultimamente - sarà forse la prospettiva della poltrona di Montecitorio? - un linguaggio più istituzionale. E al comizio per la Palestina non s’è fatto vedere. Ma ha in casa i forsennati, e dai forsennati è condizionato: a sua volta condizionando l’intera alleanza di centrosinistra. Per la Palestina ha invece sfilato i Pdci di Cossutta e Diliberto, firmatario d’un documento intriso d’antisionismo (leggi, in sottofondo, antisemitismo). Ricordo che vi era scritto tra l’altro: «Il posto della sinistra italiana è apertamente al fianco dei palestinesi... Per questo è giusto essere al fianco degli studenti e degli attivisti di Torino, Firenze e Pisa criminalizzati per aver contestato legittimamente e pacificamente rappresentanti dello Stato di Israele».
C’è in queste posizioni qualcosa di terribilmente vecchio e di terribilmente inquietante. Inquietante perché dà una patente di onorabilità a dinamitardi e kamikaze; inquietante perché i patrocinatori dell’appello aspirano ad essere parte della futura maggioranza parlamentare, a sedere nel futuro governo, ad avere una parola risolutiva per la formulazione della nostra politica estera. L’immancabile risposta del centrosinistra a queste considerazioni è «ma Berlusconi ha avuto Calderoli come ministro e ha inglobato nel suo schieramento il partitino di Alessandra Mussolini». Già: ma Calderoli è fuori e la Mussolini non ha la possibilità d’influire anche minimamente sul programma e sull’azione dello schieramento moderato. Ben diverso è il caso di Rifondazione con le sue teste calde, e dei Comunisti italiani con i loro scalmanati in kefiah. Questo settore del centrosinistra è per Prodi scomodo e indispensabile. Un settore che, il giorno in cui il centrosinistra fosse al potere, sarebbe determinante in ogni decisione.

O meglio ancora in ogni indecisione.

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