Ottato

Ottato (Optatus) visse nel IV secolo ed era vescovo di Milevi in Numidia (oggi si chiama Mila ed è in Algeria). Il suo contemporaneo s. Agostino lo considerava uno dei maggiori apologeti dell’Africa cristiana. Di fatto Ottato fu, con s. Agostino, uno dei maggiori oppositori dell’eresia donatista. Il donatismo si era sviluppato dopo la fine delle persecuzioni, quando era sorta la questione dei lapsi, quei cristiani che per paura avevano rinnegato la fede ma poi si erano pentiti. Riammessi nella Chiesa, erano stati perdonati. Ma i donatisti negavano la validità dei sacramenti da essi amministrati, finendo col far dipendere tale validità dalla santità personale del ministro. Tutto era cominciato quando, per l’elezione del vescovo di Cartagine nel 311, il candidato sconfitto, Donato, non aveva accettato il verdetto (che aveva eletto un lapso) e con i suoi seguaci aveva costituito una chiesa separata. Uno di tali donatisti, il vescovo Parmenione, aveva scritto un trattato in cui esponeva le ragioni del suo movimento. Ad esso aveva risposto con uno dei suoi scritti Ottato.

Ed è in questa opera che si vedono delineati chiaramente alcuni principi che diverranno capisaldi della dottrina cattolica: la differenza tra scisma ed eresia, la validità dei sacramenti di per se stessi e a prescindere dallo stato di peccato o meno di chi li amministra, l’unione col Papa romano come condizione per la piena ortodossia e per non venire considerati scismatici. L’esposizione di Ottato era tesa più che altro a convincere i suoi oppositori e non a condannarli. Morì verso il 387.

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